Lo stupro dell'intelligenza

Giuliano Ferrara

Todd Akin, candidato repubblicano al Senato per il Missouri e congressman, è stato attaccato da Obama per quello che ha detto, è stato attaccato da Mitt Romney e Paul Ryan e da ogni ambiente liberal nel mondo del web per quello che ha detto, si è scusato e ha chiesto ripetutamente perdono per quello che ha detto. Ma che cosa ha detto? In apparenza, e per quello che ne hanno riportato giornali blog e tv nella grande campagna semantica intesa a stroncare lui e la campagna Romney-Ryan, ha detto che “in caso di stupro legittimo (legitimate rape) una donna ha i suoi mezzi per chiudere la porta a una gravidanza”.

    Todd Akin, candidato repubblicano al Senato per il Missouri e congressman, è stato attaccato da Obama per quello che ha detto, è stato attaccato da Mitt Romney e Paul Ryan e da ogni ambiente liberal nel mondo del web per quello che ha detto, si è scusato e ha chiesto ripetutamente perdono per quello che ha detto. Ma che cosa ha detto? In apparenza, e per quello che ne hanno riportato giornali blog e tv nella grande campagna semantica intesa a stroncare lui e la campagna Romney-Ryan, ha detto che “in caso di stupro legittimo (legitimate rape) una donna ha i suoi mezzi per chiudere la porta a una gravidanza”. A occhio e croce ogni persona assennata giudica questa asserzione una cazzata, sebbene sia statisticamente rilevante il fatto che agli stupri consegua piuttosto raramente una gravidanza. Ma questo Akin non ha il dono della parola, il che in effetti sconsiglierebbe il Senato come approdo della sua carriera. Tuttavia “stupro legittimo” è una diabolica e miserabile contraddizione in termini. Lo stupro, rape, sexual assault, è un delitto contro la persona, e uno dei più efferati: come potrebbe mai essere “legittimo”. Infatti non era questo, e con ogni evidenza, che il candidato senatore voleva dire. Solo una forzatura politico-mediatica poteva indurre a mettergli in bocca un concetto impossibile nella natura stessa del linguaggio come articolazione della logica (per non parlare dell’etica). Voleva dire “stupro in senso stretto”, per distinguerlo dallo “statutory rape”, la formula guridica con cui ancora oggi nel diritto americano talvolta si definisce un atto sessuale intrinsecamente coattivo, per esempio con un soggetto minorenne o con un disabile, ma senza uso di violenza fisica. L’equivoca terminologia di Akin (legitimate), e il suo richiamo fumoso a una tradizione ermeneutica di origine medievale e poi positivista, per la quale senza una partecipazione attiva del corpo della donna nella congiunzione carnale non si fanno figli, è considerata dai critici liberal segno di disprezzo maschilista e di sovrana ignoranza mascherata da biologismo. E questo, malgrado le statistiche, è piuttosto ragionevole. Tanto che Akin è stato come soffocato dal dissenso, fin dentro casa sua e nel suo stesso cuore, di candidato esposto al rischio di una bruciante sconfitta se non di essere umano (sarà un essere umano?).

    Sta di fatto che Akin è contrario all’aborto, e ha ragione a esserlo. E’ parte dell’esercito che secondo noi sbaglia nel volerlo perseguire penalmente, ma non nell’escluderlo tassativamente come un delitto contro la persona, esattamente come lo stupro. Con la differenza che la persecuzione penale della violenza è annichilimento di un altro, mentre l’aborto è annichilimento di un altro che sta dentro un corpo di donna: uno è un caso da galera, l’altro un caso da guerra culturale e morale, perché l’obbligo legale di parto è come un altro stupro che non può essere “legitimate”. Una femminista democratica conseguente ha detto polemicamente che secondo lui “una donna dovrebbe tenersi il figlio dello stupratore”. Ma che le colpe dei padri ricadano sui figli è concetto biblico direi un tantino superato, almeno quanto la medicina e la biologia e la sessuologia medievali, anzi anche più arcaico. Infine, un dettaglio. Akin ha chiesto scusa, Obama ha lucrato sulle sue scuse, i repubblicani si sono difesi. Ma quando Obama ha detto che non vorrebbe mai una delle sue figlie “punita” con una gravidanza indesiderata dopo un atto d’amore, per questa aberrazione non ha chiesto perdono, e nessuno tranne noi e pochi altri si è premurato di sollecitarlo a farlo.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.