Bene, Male, e noi al centro

Giuliano Ferrara

Tempo fa un sociologo capace e coraggioso, Franco Cassano, fece scandalo affermando in un pamphlet che nel Male c’è un’umiltà che il Bene non conosce. Una sorta di Pascal al contrario, visto che il grande cristiano secentesco chiedeva il rispetto delle “ragioni del cuore che la ragione non conosce”. Cassano è un uomo di sinistra, e da sinistra erano anni che il Bene, elaborato e codificato dalle élite colte e riflessive, veniva rozzamente scagliato come un attrezzo pesante sull’armata, populista e “berlusconiana”, del Male.

    Tempo fa un sociologo capace e coraggioso, Franco Cassano, fece scandalo affermando in un pamphlet che nel Male c’è un’umiltà che il Bene non conosce. Una sorta di Pascal al contrario, visto che il grande cristiano secentesco chiedeva il rispetto delle “ragioni del cuore che la ragione non conosce”. Cassano è un uomo di sinistra, e da sinistra erano anni che il Bene, elaborato e codificato dalle élite colte e riflessive, veniva rozzamente scagliato come un attrezzo pesante sull’armata, populista e “berlusconiana”, del Male. Cassano tra l’altro aveva riletto in modo interessante la “Leggenda del Grande Inquisitore” di Feodor Dostoevskij e un testo del filosofo francofortese Theodor Wiesengrund Adorno. Ma fu anche socialmente, politicamente e civilmente esplicito, collocò la sua riflessione nell’attualità italiana. Per lui la campagna neopuritana, che ha ricevuto tante attenzioni, anche in mutande, da questo giornale, era limitata, aveva un elemento di grettezza e di disconoscimento del reale e dello storico come fenomeni complicati e controversi da conoscere e praticare in una Repubblica e in una società moderne, “di massa” come si dice. Lo scandalo di una morale non coincidente con i precetti delle chattering classes fu riassorbito dai media, Foglio escluso, con le solite tecniche di minimizzazione e manipolazione. Altrimenti come avrebbero fatto a lisciare il pelo dell’opinione fanatizzata dalle ondate anticasta e dai saggi del professor Gustavo Zagrebelsky e dalle inquisizioni della dottoressa Ilda Boccassini?

    C’è una seconda puntata, a dimostrazione che non tutti gli intellettuali si rendono disponibili al conformismo. La scrive la filosofa Franca D’Agostini in un articolo encomiabilmente ospitato da Repubblica nel giorno di Ferragosto. La filosofa e linguista dice che Bene e Male esistono, per così dire, in sé e per sé, cosa assai giusta anche quando la teorizzi e ne faccia oggetto di predicazione morale e pastorale un Joseph Ratzinger. Però la discussione su queste due grandi stelle della storia dell’umanità avviene al confine tra le galassie. Il “confine” è la linea geometrica che decide. Con tecniche di scavo proprie della sua disciplina, il più analitiche possibile, e con riferimento a libri appena pubblicati e altri testi, la D’Agostini introduce il concetto di “vaghezza” nelle sfere della morale e del diritto, dunque anche della politica e dell’assetto civile che prende ogni nostra riflessione e azione dentro la realtà. Questa “vaghezza” del pensiero intorno alle cose di Bene e di Male è un po’ quella che i lettori del Foglio e di altra pubblicistica conoscono come la “zona grigia”. Qualche esempio.
    Fascisti e antifascisti nella guerra di Liberazione? C’era una zona grigia, un confine sottile, anche etico, che rende difficile un giudizio sommario, e sconsigliabile, nonostante una più che possibile scelta di campo. Perseguire penalmente una donna che non ce la fa a fare un figlio è un elemento intrattabile di sottomissione di stato che pesa sulla funzione naturalmente procreatrice del genere femminile, ma l’aborto è intollerabile, va combattuto, non è un diritto di libertà perché nessun diritto può risolversi nell’annientamento di un altro, ed ecco una zona grigia in cui lavorare intorno al Bene e al Male. La corruzione è un Male facile da individuare, in apparenza, in realtà la politica e l’economia, cioè il gioco delle forze e del possibile nella città umana, si nutrono di uno scambio di influenze e di fattori tutti inevitabilmente “grigi”, per cui il fanatismo giudiziario anticorruzione, la Crociata moralistica, è un modo per distruggere quella battaglia di confine tra il buono e il cattivo che è il sale delle cose, sostituendola con un bianco e nero che non esistono in antropologia e nella storia. La guerra è Male in sé, però non si conosce pace sicura e giusta senza che una deterrenza, la minaccia di una guerra, disciplini il disordine delle nazioni, delle etnie, delle faglie di civiltà in lotta ciascuna per lo spazio che rappresenta.

    Sarà chiaro a questo punto che la seconda puntata del buon moralismo, possiamo chiamarlo così, insomma quello vero e caldo, cinquecentesco per la sua origine, ha a giusto titolo questo nome di “vaghezza” che la filosofa richiama con parole assennate nel caldo di agosto, in un paese che ha bisogno di verità e di differenza, non di asserzione e di univocità che abroga i confini.

    Post scriptum. Anche Franca D’Agostini si colloca a sinistra, politicamente, e non scrive per giustificare il Male ma per distinguere e classificare la sua complicata relazione con il Bene.
     

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.