
Grande politica in america
Con la scelta di Paul Ryan nel ticket presidenziale repubblicano, Mitt Romney ha rimesso al centro della contesa per la Casa Bianca la questione del “carattere americano”, dell’ostilità di frontiera contro lo stato regolatore, grasso e impiccione, e ha restituito al settore privato, economia e finanza, il suo status di leva liberatrice e strumento di crescita e prosperità, così naturale per la maggioranza degli americani. E’ la nuova immagine della grande politica americana, con le presidenziali (nei momenti cruciali in cui la posta è rilevante) si sceglie un tipo di società, si ridefiniscono potere e cittadinanza.
Con la scelta di Paul Ryan nel ticket presidenziale repubblicano, Mitt Romney ha rimesso al centro della contesa per la Casa Bianca la questione del “carattere americano”, dell’ostilità di frontiera contro lo stato regolatore, grasso e impiccione, e ha restituito al settore privato, economia e finanza, il suo status di leva liberatrice e strumento di crescita e prosperità, così naturale per la maggioranza degli americani. E’ la nuova immagine della grande politica americana, con le presidenziali (nei momenti cruciali in cui la posta è rilevante) si sceglie un tipo di società, si ridefiniscono potere e cittadinanza: aiutare i deboli con il pubblico, a rischio di infiacchire una nazione protettiva e protetta, o lasciare che i forti liberino le risorse private di una ricchezza che il mercato redistribuisce a misura del valore individuale? Roba forte, interessante, importante per il mondo e perfino per noi europei e italiani.
Da noi il momento topico è il 1994. Crollo di una vecchia Repubblica, scelta diretta di chi governa, un candidato outsider propone meno tasse per tutti e una logica impostata con ottimismo e volontarismo sulle facoltà individuali e d’impresa da disincagliare, su uno stato assistenziale da ridimensionare, su riforme liberali. Vale la pena notare che quel progetto, fallito per l’essenziale, era una rivoluzione, una prefigurazione con qualche base nel nordismo, ma priva di tradizione e base nazionale. Invece loro dicono “back to America”, il ritorno in grande stile a una piattaforma liberista sa di passato, è sempre una restaurazione, è carico di spirito costituzionale, allude alla grande campagna di Barry Goldwater nel 1964, a Ronald Reagan e, prima di loro, allo spirito di frontiera della famiglia e alla psicologia profonda del sogno americano, tutte cose che un certo Novecento (i due grandi Roosevelt) aveva compromesso o rinnegato, un’epoca fatta anche di grandi conquiste civili e sociali che Barack Obama ha tentato di rivitalizzare con successi molto parziali e controindicazioni pesantissime. Tecnicamente il rischio Ryan è alto, perché a fare sul serio in materia di benefit e protezione sociale si perdono anche bei voti. Ma è uno scontro di epiche e di culture, con un piano molto preciso e radicale per uscire dalla gigantesca crisi da debito che affligge economia e società, rallenta la ripresa, fa scarseggiare il lavoro: beati loro.
Le parole chiave del nostro scontro domestico sono deprimenti: “esodati” e “riprotetti”, pensionati anticipati rimasti fuori dalla riforma e viaggiatori che avevano preso il biglietto di una società aerea fallita e ora devono essere ricaricati da altre compagnie. La tecnica al potere genera qualche speranziella di serietà, nella sobrietà e nella modestia, ma progressismo e spirito liberale sono flatus vocis, gemiti di partiti e coalizioni improbabili. Sarebbe bello se ci prendessimo sul serio quando diciamo che bisogna cambiare modello di società perché così non si va avanti, euro o non euro, sarebbe bello se pensassimo che il piagnisteo non è la soluzione, nemmeno quando si traveste da nuova lotta di classe. Ogni tanto qualcuno lo dice o lo scrive: guardate che se non agiamo in modo radicale contro i vecchi vizi, che non sono morali ma sociali e politici, tra un po’ non ce n’è più per nessuno, il modello è consunto. Ma sono testimonianze, un tantino meno peregrine nel clima nuovo dell’emergenza. Lo scontro di società su questioni serie e decisive non è ancora nelle nostre corde. Mannaggia.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
