
La Spagna, Zara e l'economia reale
Alla tesi che per uscire dalla crisi bisognerebbe tornare all’economia reale dà ora una straordinaria conferma la traiettoria dello spagnolo che, proprio nell’anno in cui il suo paese affondava di spread e bolle speculative, ha aumentato il suo patrimonio del 32 per cento, fino a diventare ora il terzo uomo più ricco del mondo. Appena registrato il sorpasso su Warren Buffett, la cui fortuna secondo Bloomberg ascende a 45,7 miliardi di dollari, adesso davanti ai 40,6 miliardi di Amancio Ortega ci sono solo i 68,2 di Carlos Slim e i 63 di Bill Gates.
Alla tesi che per uscire dalla crisi bisognerebbe tornare all’economia reale dà ora una straordinaria conferma la traiettoria dello spagnolo che, proprio nell’anno in cui il suo paese affondava di spread e bolle speculative, ha aumentato il suo patrimonio del 32 per cento, fino a diventare ora il terzo uomo più ricco del mondo. Appena registrato il sorpasso su Warren Buffett, la cui fortuna secondo Bloomberg ascende a 45,7 miliardi di dollari, adesso davanti ai 40,6 miliardi di Amancio Ortega ci sono solo i 68,2 di Carlos Slim e i 63 di Bill Gates. Ma già il 13 giugno era diventato l’uomo più ricco d’Europa, sorpassando il padrone di Ikea Ingvar Kamprad.
Chi è Amancio Ortega? Il nome forse dice ancora poco, e d’altronde anche ai suoi compatrioti non ama far sapere troppo di sé, se si pensa che di lui esistono solo due foto ufficiali. Ma tutti conoscono Zara: la catena di 13 mila negozi di abbigliamento sparsi in tutto il mondo. Ed è proprio Zara, fondata nel 1975, la sua creatura più nota, anche se essa stessa non è che uno dei marchi del gruppo Inditex: la Industrias de Diseño Textil Sociedad Anónima, emersa appunto nel 1985 dall’espandersi di Zara. Nato nel 1936 nel León, a 14 anni Amancio Ortega andò in Galizia al seguito del padre ferroviere, e subito si impiegò come garzone in due negozi di vestiario. Aveva 36 anni quando creò la sua prima impresa: una fabbrica di pantofole. E 39 quando in una via del centro di La Coruña aprì il primo negozio Zara, al cui assortimento di vestiti per uomo, donna e bambino la moglie Rosalia Mera contribuiva cucendo con le sue mani. I due avrebbero poi divorziato nel 1986, ma dal punto di vista degli affari i due sono rimasti in stretta connessione, e lei è la donna più ricca di Spagna.
In modo forse un po’ troppo tecnico, gli esperti consultati da Bloomberg individuano il motivo del sorpasso su Buffett nell’avere avuto “un negozio più concentrato: gli affari di Buffett di recente sono andati bene, ma non tutti”. Altri osservatori osservano che Zara è riuscita a sfondare nei mercati emergenti, a partire dalla Cina. Ma queste sono spiegazioni che richiedono di essere spiegate a loro volta. E’ dal tessile dopotutto che la Rivoluzione Industriale iniziò; è il tessile il settore in cui il costo della manodopera ha più rilevanza rispetto a materie prime, capitali e tecnologie; è dal tessile che tuttora la gran parte dei paesi emergenti iniziano la loro industrializzazione; e dunque asiatici o latino-americani dovrebbero in teoria essere i re del tessile. Il fatto è che però Zara offre in più un know-how di immagine: una moda più di qualità rispetto alla merce da bancarella, ma al contempo anche più alla portata delle tasche di tutti, rispetto ai grandi stilisti. E mostrare che si può spendere meno senza per questo dover vestire male nei paesi già “ricchi” ha permesso di far quadrare gli stipendi decurtati; in quelli emergenti è venuto incontro alle esigenze del nuovo immenso ceto medio che lì si sta formando.


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