
Se non sono io per me, chi lo sarà?
Il presidente della Repubblica è arrabbiato o “autorevolmente infastidito”. Le polemiche sul comportamento del Quirinale e dei suoi uffici sono fondate sul nulla, dice, e anche manipolate. Se la prende con la classe dirigente parlamentare, tra l’altro, che da anni discute di norme sulle intercettazioni, il materiale selvaggio a disposizione di tutti i demagoghi e di tutti gli arruffoni, che alcuni furbetti del giornalino considerano presidio della libertà di stampa contro ogni bavaglio.
Il presidente della Repubblica è arrabbiato o “autorevolmente infastidito”. Le polemiche sul comportamento del Quirinale e dei suoi uffici sono fondate sul nulla, dice, e anche manipolate. Se la prende con la classe dirigente parlamentare, tra l’altro, che da anni discute di norme sulle intercettazioni, il materiale selvaggio a disposizione di tutti i demagoghi e di tutti gli arruffoni, che alcuni furbetti del giornalino considerano presidio della libertà di stampa contro ogni bavaglio. Napolitano non ha proprio torto, evidente, ma da tutta la vicenda, compresa la monnezza dei nastri registrati, emerge uno stile a nostro giudizio invalido di difesa timida e riservata delle prerogative delle istituzioni verso forzature e, appunto, manipolazioni di ogni genere, il cui luogo d’origine, se possiamo osare, sono procure della Repubblica in stato di completa anarchia e media che l’anarchia fomentano per motivi di gola. Il nulla che alimenta il nulla, da cui arriva il pieno di scandali con tutti i suoi toni apocalittici, non è il comportamento perfettamente protocollare del dottor D’Ambrosio: il nulla grave, il nulla da cui tutto nasce, è il potere di un pm o di una coppia di pm di fare inchieste sul nulla, smerdare carabinieri e classi dirigenti con accuse sanguinose, insinuare stragi e oscuri misteri, portare il tutto in televisione e sui giornali, farci comiziacci in difesa presuntiva della Costituzione, buttarla in etica e politica come niente fosse, assoggettare il diritto a una cattiva storiografia e abusiva. E contro questo nulla distruttivo gli alti moniti, e precisi, del Quirinale nulla hanno potuto. Una rincorsa del nulla al nulla, con botto finale a vantaggio dei demagoghi in toga.
Lo stesso discorso, in termini nettamente distinti, riguarda la destra italiana. Il paese si lecca le ferite giustizialiste perché, come si è visto anche in Senato con il caso Lusi, l’arte della fuga è sempre privilegiata al rumore sordo della battaglia. Lusi, l’ex tesoriere della Margherita oggi in carcere come idolo di una punizione sommaria che vale per tutti, è un paradosso vivente anche per noi vecchi difensori del diritto materiale dei partiti a finanziarsi nelle more di leggi mal fatte (da loro): è uno che ha rubato ai partiti. Merita un processo, non esemplare bensì giusto, sollecito, serio, anche duro, ma non il carcere preventivo con la toga di senatore addosso, e le monetine di Storace pronte in caso contrario. Questa di non difenderlo dal carcere preventivo è stata viltà pura. E questo spiega perché non abbiamo la divisione delle carriere, scandalo massimo dopo vent’anni di berlusconismo, questo spiega perché non c’è una legge severa sulle intercettazioni selvagge e prevale la retorica del bavaglio, questo spiega perché la tv politica è prevalentemente nelle mani della compagnia di giro Massimo Ciancimino & altri Pupi, questo spiega come mai la costituzionalizzazione del giusto processo è rimasta senza conseguenze apprezzabili, e i magistrati si autogiudicano e si autogovernano, non già in un sistema misto e garantito, ma in un sistema di autotutela che conosce pochissime eccezioni, e rende anarchiche le procure, impossibili atti di ovvio buonsenso come le avocazioni e i trasferimenti, e tutti i pm passano per scomodi nemici di un potere cattivo, anche quando siano espressione di un potere cattivo di intimidazione ai danni della politica. Se non sono io per me, chi sarà per me? E se non ora, quando?


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
