Perché il rapporto tra sessualità e potere genera equivoci

Giuliano Ferrara

Il caso DSK era intenibile di fronte ai criteri della giustizia americana, una cosa seria nel bene e nel male. La reazione ideologica prevalente al caso, sia nei circoli liberal e femministi americani sia in quelli europei, era intenibile di fronte ai criteri minimi di una impostazione liberale, rispettosa della persona, capace di distinguere peccato e reato, Kant letto pomeriggio e sera e tutto quanto. Oltre tutto quel che emerge è la mancata metabolizzazione laica del concetto stesso di sessualità e di piacere. D’accordo.

Leggi La società dello stupro di Guido Vitiello

    Il circo di Marcela Iacub, introdotto da un saggio magnifico di Guido Vitiello, offre numeri liberali e libertari che eclissano la reputazione del Colosseo mediatico-giudiziario. Il libro di Medusa va letto e meditato. Ispezione ideologica e conclusioni sono nelle regole della migliore pamphlettistica. C’è però un’obiezione possibile, quella che ci indusse a trattare il caso sia con il fermo pregiudizio garantista-giuridico sia con la convinzione che una manifestazione di cameriere di New York contro l’ex direttore del Fondo monetario e in un certo senso ex presidente francese (Dominique Strauss-Kahn avrebbe notoriamente vinto il primo e il secondo turno al posto di François Hollande) aveva un senso.
    Il caso DSK era intenibile di fronte ai criteri della giustizia americana, una cosa seria nel bene e nel male. La reazione ideologica prevalente al caso, sia nei circoli liberal e femministi americani sia in quelli europei, era intenibile di fronte ai criteri minimi di una impostazione liberale, rispettosa della persona, capace di distinguere peccato e reato, Kant letto pomeriggio e sera e tutto quanto. Oltre tutto quel che emerge è la mancata metabolizzazione laica del concetto stesso di sessualità e di piacere. D’accordo. C’è del moralismo compulsivo, insincero, sghembo sotto ogni punto di vista dietro la denuncia troppo facile del carattere predatorio dell’uomo e del silenzio che lo aveva circondato fino all’esplosione americana e alla sua ricaduta francese ancora oggetto di giudizio.

    Ma ecco l’obiezione. Si è filosofato anche di un atto mancato, si è psicoanalizzato in modo molto parigino il tutto (Lacan diceva che la femme n’existe pas), si è messo in campo una specie di suicidio da stress e timidezza dello statista davanti all’abisso dell’impegno repubblicano e politico, e si è avvolta la vicenda in una cortina di filosofica rispettabilità, di tormento dostoevskijano. Questo in molti ambienti mediatici e mondani di una certa gauche e sinistra italiana, da Bernard-Henri Lévy a Barbara Spinelli e molti altri. DSK non può averlo fatto, è not guilty in linea di principio, perché è un uomo elegante, è di sinistra, è parte di una élite inappuntabile sotto il profilo della sua alfabetizzazione economica e della sua posizione ideale. Oppure, se anche fosse guilty, colpevole giudiziariamente parlando, la sua sarebbe una tragedia che esprime un tormento indefinibile ma asseribile con la massima certezza, e le tragedie, si sa, sono per loro natura l’accaduto sul quale è indecidibile una conclusiva morale. Sarebbe da bigotti, e poi, parliamoci chiaro, che stile nello scusarsi di fronte a tutti i francesi!

     Il rapporto tra sessualità e potere genera equivoci. In Francia e in Italia gli stessi ambienti che hanno percepito come la tragedia di un uomo perbene la storia di DSK avevano percepito e percepiscono come una ordinaria storia criminale la vicenda privata di un matrimonio fallito, quello del Drago, di feste private molto spiate, pedinate e intercettate e processate senza tanti riguardi di garantismo giudiziario, di regali e attenzioni e finzioni di teatro in tutto degni dell’elisir d’amore donizettiano. Insomma i cazzi suoi di Berlusconi e la evidente propensione non predatoria a divertirsi da impresario con ragazze consenzienti, avide di società, di spettacolo e di favori, prima e dopo il tempo della sua funzione di capo dell’esecutivo, sono considerate, spiattellate in pubblico e ostentate con ingenuità, crimine penale. Dagli stessi pronti a omertosa connivenza. Obiezione.

    Leggi La società dello stupro di Guido Vitiello

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.