Come ti conquisto il popolo della tv / 2

L'Egitto nella morsa dalle Guardie rosse islamiste

Giulio Meotti

In un Egitto dove sono già incriminati capolavori sensuali della letteratura, come “Il Profeta” di Kahlil Gibran e anche “Lolita” di Vladimir Nabokov, una commissione dominata dagli islamisti vuole supervisionare i programmi delle televisioni per censurare tutte le scene “immorali”, fra cui baci, abbracci e la tradizionale danza del ventre. E’ prevista la messa al bando di interi film in base a criteri di pura morale religiosa. E la censura si estenderà a tutte le produzioni dell’ultimo mezzo secolo.

    In un Egitto dove sono già incriminati capolavori sensuali della letteratura, come “Il Profeta” di Kahlil Gibran e anche “Lolita” di Vladimir Nabokov, una commissione dominata dagli islamisti vuole supervisionare i programmi delle televisioni per censurare tutte le scene “immorali”, fra cui baci, abbracci e la tradizionale danza del ventre. E’ prevista la messa al bando di interi film in base a criteri di pura morale religiosa. E la censura si estenderà a tutte le produzioni dell’ultimo mezzo secolo.

    Dopo i romanzi di Naguib Mahfuz, le statue nude, l’Istituto egiziano di Napoleone e “Le mille e una notte”, gli islamisti puntano gli occhi sull’intrattenimento popolare. Per il giornale al Anba, la decisione di instaurare un’autorità simile è un chiaro segnale del peso che stanno acquistando i partiti islamisti “anche nell’arte e nella cultura”. La Guida suprema della Fratellanza, Mohammed Badie, ha dichiarato che la supervisione dell’arte fa parte della “riforma dell’individuo seguita da quella della famiglia, della società, del governo per realizzare il giusto califfato”. A differenza dei salafiti, i Fratelli musulmani non vogliono bandire il cinema tout court, ma mondarlo da ogni contaminazione non islamica. Ai censori dell’islam spetta un’operazione ciclopica: rivedere tutti i film della sterminata produzione egiziana, per anni la prima nel mondo arabo, e cancellare tutto quanto sia (o appaia) “blasfemo” per il Corano. Una serie tv è già stata sospesa. Si tratta della trasposizione del romanzo “Dhat” di Sonallah Ibrahim, che ha luogo negli anni Settanta, “quando le donne vestivano corto” (recita l’accusa). Anche il film “Uscita dal Cairo”, love story fra una musulmana e un copto, è stata censurata e ritirata dal Festival di Luxor. E ci sono già i nomi dei primi attori sotto accusa. Uno è il comico Adel Imam, accusato di aver indossato barba e jilbab, la tunica lunga indossata dai pii, nell’intepretare film e pièce teatrali. Altri due registi, Sherif Arafa e Wahid Hamed, sono nel mirino dei censori. L’Egitto sembra aver smesso di ridere.

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.