BERLUSCONI E MONTI

Giuliano Ferrara

Berlusconi nervoso annulla l’incontro con Monti. Ci sono le elezioni, che preoccupano il Pdl, c’è Passera che non si spiega bene con una grande azienda quotata in borsa dal nome Mediaset, c’è questo nuovo reato di traffico d’influenza Comprensibile una botta di malumore. Però c’è la politica.

Leggi Dietro al pranzo saltato con Monti ubbie del Cav. e malumori di corte

    Berlusconi nervoso annulla l’incontro con Monti. Ci sono le elezioni, che preoccupano il Pdl, c’è Passera che non si spiega bene con una grande azienda quotata in Borsa dal nome Mediaset, c’è questo nuovo reato di traffico d’influenza che sembra fatto apposta per incrementare la logica forcaiola e gognesca delle P3, P4 e altre varie forme di concorso esterno (il contrario di quel che si dovrebbe fare). Comprensibile una botta di malumore. Non tutto deve essere accettato, ci sono cento battaglie particolari, in particolare quelle sulla giustizia e in difesa della tv privata, che valgono la pena di essere combattute. Però c’è la politica. E la politica impone conoscenza del suo specifico territorio, della topografia dei problemi veri, e richiede visione.

    Dunque. Per prima cosa i capi del centrodestra farebbero bene, posso sbagliarmi, a guardare alla sostanza. Monti, nelle intenzioni dichiarate o dissimulate degli arcinemici del Cavaliere, doveva essere usato per cacciare Berlusconi e per deberlusconizzare radicalmente l’Italia, cioè per associare il risanamento e le riforme a epurazione politica, damnatio memoriae, insignorimento di un ceto politico debole controllabile dall’establishment media-toghe con la complicità politicizzata dei tecnocrati. Non è andata così. Ha vinto un’altra logica, chiamiamola terzista, anche con il conforto di Monti e dei suoi ministri, che si sono comportati in modo responsabile.

    Non è solo che le rifome eurotecniche sono consentanee alla vecchia vocazione del movimento liberale di massa nato nel 1994 per decisione coraggiosa di Berlusconi. E’ che ancora ieri Monti ha parlato del suo predecessore, al quale chiede consigli e con il quale intrattiene un normale rapporto istituzionale su questioni impellenti di politica domestica ed estera, per quello che è: un ex presidente del Consiglio, un uomo pubblico influente e “incisivo” nei suoi giudizi. Questo fa rabbrividire il partito di Repubblica e dei manettari, questo è il segreto politico della nuova fase nata con la crisi di novembre scorso di cui nessuno parla, che viene tenuto nascosto e valutato superficialmente, et pour cause, mentre si tratta non già di un mero fatto di stile ma del perno di una normalizzazione politica che è nell’interesse del paese, a meno che non si vogliano riprendere le vecchie abitudini.

    Di più. Monti ha fatto a oggi, con il conforto di Casini e del suo attivismo, l’unica proposta politica sensata per il 2013, sempre che si vogliano impedire ulteriori avvitamenti della crisi italiana, che è profonda e strutturale e dura da decenni nei suoi veri fattori di rischio, e sempre che non si abbia nostalgia del vecchio sistema (oggi presumibilmente in perdita per la destra di governo di ieri) o voglia di un sistema in cui le bastonature ideologiche e il risentimento corrano sul filo di un’alleanza tra politica di basso conio, antipolitica di bassissimo gusto stercorario, e tecnica a copertura. La proposta di Monti ha qualcosa di razionale, sta nel senso comune degli italiani molto più che non le sparate comico-politiche di Grillo, molto più che non i progettini neopuritani della lobby dei miliardari, e sopra tutto ha una base, per quanto incerta ed esposta ai venti maligni della recessione, della pressione fiscale, di un’austerità da governare e contemperare con una vera strategia di sviluppo, nella concreta situazione europea e internazionale.

    Coesione e unità nazionale per un progetto di riforme a medio e lungo termine, questa è la proposta di Monti, per cambiare la faccia dell’economia italiana sul terreno decisivo della competitività, dell’apertura ai mercati mondiali e a un mercato unico europeo da nutrire di politiche espansive e concorrenziali, per salvarci dalla spirale del debito pubblico e del basso tasso di occupazione e della mancanza di prospettiva per giovani e donne, specie nel sud.

    Coesione e unità nazionale non sono un’astrazione, e non dovrebbero esserlo per i partiti che non vogliano farsi poco dignitosamente gregari di radicalismi ed estremismi di varia pasta, e che invece vogliano offrire una visione non indulgente ma con qualche speranza ai cittadini della Repubblica, alle sue forze sociali, che non avranno alcun beneficio da un governo di sinistra condizionato dalla nota lobby e dai manettari di Di Pietro e dalle poesiole di Vendola, e non avranno nessun beneficio, posto che sia possibile elettoralmente, da un governo neoberlusconiano per di più senza una Lega calante e confusa per le note ragioni.
    La ripresa di un bipolarismo impazzito è insensata, non è nell’interesse di alcuno. Monti queste cose le ha sempre pensate e con coerenza, oltre la vita breve del suo governo in vista delle prossime politiche, le ha rilanciate con l’intervista a Mario Calabresi sulla Stampa e nella uscita di ieri per presentare il documento finanziario e il Piano nazionale per le riforme. Se vogliamo un paese prevedibile, dai comportamenti compatibili con un’economia risanata e rilanciata, bisogna che certe cose si facciano in un quadro di quel genere. Ecco perché per Berlusconi è un errore fare le bizze, o risentirsi anche per giuste cause particolari, e una buona e calma visione delle cose dovrebbe consigliargli di fare le riforme istituzionali ed elettorali invise ai suoi nemici e perseguire un cartello di unità nazionale, “tutti per l’Italia”, che persuada gli elettori a un percorso realistico e visionario insieme.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.