
Il gioco dei partiti
D'Alema è partito, Casini pure, che cosa aspetta il nostro Cav.?
La grande caccia al 2013 è partita. Lo squillo di tromba per il rilascio delle volpi si è sentito bene intorno alla polemica sull’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. I cavalli sbuffano, alcuni corrono già verso la brughiera. Per D’Alema Monti e soci staranno lì ancora per un po’, non bisogna drammatizzare, non sono un nuovo clima o metodo, sono solo la tempesta perfetta per i mercati imperfetti, quel che ci voleva per sistemare un po’ di cose, poi i primi veri licenziati per ragioni non economiche ma politiche saranno loro, intanto cuciniamoli in Parlamento con il confuso disegno di legge.
La grande caccia al 2013 è partita. Lo squillo di tromba per il rilascio delle volpi si è sentito bene intorno alla polemica sull’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. I cavalli sbuffano, alcuni corrono già verso la brughiera. Per D’Alema Monti e soci staranno lì ancora per un po’, non bisogna drammatizzare, non sono un nuovo clima o metodo, sono solo la tempesta perfetta per i mercati imperfetti, quel che ci voleva per sistemare un po’ di cose, poi i primi veri licenziati per ragioni non economiche ma politiche saranno loro, intanto cuciniamoli in Parlamento con il confuso disegno di legge, che hanno presentato, e poi via alla riconquista del potere con un robusto partito laburista, e chissenefrega di quattro intellettualini riformisti dell’Arel di Bologna che scalpitano sotto copertura montiana, della fragile tutela che può offrire loro un Veltroni, addirittura dei cattolici democratici che non ci stanno a finire socializzati bene bene con Hollande e Gabriel, forza compagni, avanti verso un domani che canta, vinceremo le elezioni e sitemeremo tutto, compreso il conto arretrato che ci ha lasciato Berlusconi. I conti di D’Alema, quelli non si sistemeranno mai.
Casini traccheggia, ma anche lui vuole fare il suo percorso di caccia. Ci sono le amministrative, c’è un Pdl o una Pdl considerati una prateria oltre la brughiera, c’è un partito o polo della nazione da costruire, alleanze centriste da fare, uomini nuovi che vogliono far partire i treni privati in orario e fare squadra da vincolare. E’ più problematico per lui, vista la legge elettorale maggioritaria detta Porcellum, vista la natura del suo elettorato, vista la sua vicinanza strategica al governo Monti che non solo ha sancito la caduta di Berlusconi, ma con un’opportuna cavalcatura centrista, può segnarne la fine politica.
E poi c’è Berlusconi, che non sa che fare, che esita, che decide di aspettare in groppa a un partito obiettivamente in gravi difficoltà di vita, di linea e di messaggio le elezioni amministrative, un partito molto più diviso e fragile di quanto possa sembrare e di cui tutti dicono che, dopo le elezioni, dovrà ascoltare un altro squillo di tromba per i suoi avversari in caccia di un 2013 da favola o da paura. Berlusconi ha realizzato da politico istintuale che la fase Monti presentava per lui dei vantaggi clamorosi e inaspettati, e ha smesso di fare l’arcigno, si è posto come fonte battesimale di una Italia che realizza, in condizioni diverse dal passato, le riforme che lui auspicava. Ma su questo non costruisce una sfida politica a potenziali alleati e sicuri avversari. Può essere che nessuno si fidi di andare in coalizione con Berlusconi e che ancora una volta il vero problema del 2013 diventi l’eliminazione di quel che resta in politica della sua controversa storia. Serve il suo scalpo per una grande vendetta indiana che rimetta in sella la politica intesa nella vecchia maniera di tutti questi anni. Bè, aspettare che le cose maturino, pensando così di non farsi troppo male e di tutelarsi, mi sembra una pazzia, una delle tante che il gran matto prestato ai liberali ha mostrato di saper produrre.


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