Tutti e subito

Che cosa aspetta Berlusconi a prendere atto di se stesso?

Giuliano Ferrara

E’ lui che si è dimesso. Lui che ha portato maggioranza e governo eletti alla crisi. Lui che ha preso atto. Lui che ha varato con Napolitano il governo Monti. Senza il suo sì si sarebbe votato sotto la neve. E’ ancora lui che ha nominato e fatto eleggere un segretario politico del suo partito, firmando l’atto inaugurale di una successione perlomeno operativa, con un leader effettivo e un padre nobile ispiratore.

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    E’ lui che si è dimesso. Lui che ha portato maggioranza e governo eletti alla crisi. Lui che ha preso atto. Lui che ha varato con Napolitano il governo Monti. Senza il suo sì si sarebbe votato sotto la neve. E’ ancora lui che ha nominato e fatto eleggere un segretario politico del suo partito, firmando l’atto inaugurale di una successione perlomeno operativa, con un leader effettivo e un padre nobile ispiratore. E’ lui che ha messo in crisi la forma-partito negli anni, trasferendo al carisma elettorale i poteri una volta gestiti da congressi, correnti, padroni delle tessere e delle preferenze. E’ lui che ha fatto scattare la pratica e la psicologia del maggioritario, incarnando l’una e l’altra. Ora, è vero che il Cav. ci ha abituato a straordinari paradossi: imputato a tempo pieno e presidente del Consiglio “a tempo perso”, umorale liquidatore di alleati che poi tocca andare a ricercare con affanno perché le maggioranze una volta litigiosamente dissolte non si ricostituiscono. Ma è sempre lui che con linearità repubblicana ha tenuto conto delle conseguenze delle sue azioni, appoggiando Monti fino al punto di mettere in allarme tutto lo schieramento che grida da sempre “al lupo! al lupo!” e aveva scommesso le proprie fortune faziose sulla persistenza e resistenza accanite dell’Egoarca o come altro veniva chiamato il Caimano. E’ lui che ha detto di non voler più correre per la sesta volta, perché il suo quid, che rimane, non è più roba per conflitti frontali alla caccia della guida del governo.

    Ma adesso, se le cose stanno così, come si fa a non capire che la conseguenza di atti compiuti compos sui da Berlusconi (non delle nostre elucubrazioni) non può che essere il lancio di un cartello moderato che superi al centro e a destra le logiche di partito, che conferisca un qualche significato a un’alleanza che c’è, che stenta a riconoscersi, che è esposta in apparenza a tutti i venti (come è avvenuto ieri con le bizze sul vertice), e che produce una continuità programmatica con il meglio di una lunga stagione in cui le buone intenzioni dei riformismi di destra e di sinistra regolarmente finivano spiaggiate sul conflitto di interessi cosiddetto e sul conflitto personale intorno al leader? Anche al Pd toccherà quel che Bersani non vuole, ristrutturarsi e competere con un suo cartello all’insegna di un qualche “tutti per l’Italia”. “Tutti” è parola totalitaria, vischiosa, infida, ma oggi qui da noi è parola nuova, e designa una fase. La gara è incominciata. Veda il Cav. di non arrivare secondo.

     

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.