Esercizio laico, fare a pugni con i fatti e con il sesso

Giuliano Ferrara

Il New York Times ce l’ha con Rick Santorum. Scrive che è ossessionato dal sesso. Il sesso è per lui l’ossessione degli anni Sessanta, il decennio della liberazione comportamentale, linguistica, di coscienza e di responsabilità della sessualità umana. In più è ossessionato dalla religione, lo esulcera la scomparsa del riferimento a Dio e alla fede nello spazio pubblico.

    Il New York Times ce l’ha con Rick Santorum. Scrive che è ossessionato dal sesso. Il sesso è per lui l’ossessione degli anni Sessanta, il decennio della liberazione comportamentale, linguistica, di coscienza e di responsabilità della sessualità umana. In più è ossessionato dalla religione, lo esulcera la scomparsa del riferimento a Dio e alla fede nello spazio pubblico, “vomita” quando ripensa al discorso in cui il cattolico irlandese John Fitzgerald Kennedy si fece accettare dall’America secolarizzata affermando che la politica e il credo religioso devono restare rigorosamente separate. Santorum, dice il grande giornalone liberal, traveste le sue fobie da guerra culturale nei panni di un costituzionalismo originalista e letteralista abborracciato, che ha molto a che vedere con il suo fondamentalismo e niente con l’ideologia laica dei padri fondatori della nazione. In un certo senso il Times non sbaglia. Il già senatore della Pennsylvania e candidato alla presidenza degli Stati Uniti, agitatore con toni profetici nel nome di una minoranza della minoranza, ha passioni e le nutre, le dispiega nella pubblica piazza, passioni intellettuali e morali vere, che da un punto di vista a lui avverso sono ossessioni. Però i censori liberal del candidato che cerca il consenso del popolo con una piattaforma convenzionalmente definibile di “destra religiosa”, dimenticano alcuni particolari, alcuni dettagli di fatto, che non sono così irrilevanti. Lasciamo stare l’interpretazione del peccato originale, grande mito biblico della genesi di cui san’Agostino ha detto molto nel settimo libro della Civitas Dei. Sesso. Lasciamo stare Freud e la psicologia del profondo. Sesso. Lasciamo stare la strage eugenetica delle bambine in Asia. Sesso, nella doppia accezione della libertà o oppressione procreativa, cioè l’ambivalenza mortale dell’aborto moderno, quello accettato e programmato.

    Laciamo stare tutta la biopolitica e la frontiera del trattamento bioingegneristico della vita, dalla disciplina contraccettiva alle nuove teorie sulla soppressione del bambino diverso, paragonato giustamente al feto, ma appunto per questo sopprimibile anche lui se down in una retrocessione addirittura fantasmagorica e perversa della pietà. Sesso. Lasciamo stare la comunicazione pubblicitaria e le sue tecniche più sofisticate di merceologia dei corpi. Sesso. Lasciamo stare mille altre cose ma sopra tutto la demografia debole dell’occidente, il crinale dello scontro di civiltà con l’islam. Sesso. Devo continuare?

    Due elementi oratori della campagna di Obama, a parte la freschezza alternativa del personaggio in sé, ce lo resero relativamente amico al suo primo passaggio nel firmamento della politica americana. Quando disse che il mestiere dei padri nelle comunità nere è un affare serio, e che l’abbandono delle famiglie è una piaga. Quando disse che non sapeva come fare a lasciare la fede a casa, nel momento in cui usciva e faceva politica. Tutto questo si è come obnubilato in una gestione laica della Casa Bianca, com’era in parte prevedibile e anche naturale o addirittura auspicabile da un certo punto di vista, ma il principe della rimonta liberal negli Stati Uniti si presentò anche lui come un leader cristiano, e questo faceva la differenza. L’autonomia della politica dalla morale è una conquista irrinunciabile della modernità, e fa il paio con la distinzione di chiesa e stato. Ma sapere se ci sia o no un Dio (e quale) nel percorso di un capo politico, di una classe dirigente, nello spazio delle istituzioni pubbliche, non è un particolare tanto minimalista. E’ un dato di cultura e di politica del profondo di cui è difficile sbarazzarsi con un’alzata polemica di spalle, e con la criminalizzazione ideologica delle minoranze militanti delle guerre culturali, Santorum compreso.

    La sconfitta è l’orizzonte attuale di chiunque pensi che l’esplosione delle politiche di genere, dei temi legati al sesso e all’omosessualità, ai diritti cosiddetti riproduttivi e in generale ai diritti umani, sia il portato ambiguo di una rivoluzione che non ha avuto fino in fondo il coraggio di fare i conti con il proprio retroterra nichilista, angosciato, disperato. Che la metà o più della metà dei figli americani nasca fuori dal wedlock, dall’unione più meno consacrata di uomo e donna, maschio e femmina, non è una notiziola per invasati e fondamentalisti religiosi, è una notizia, un fatto. E una buona politica laica con i fatti dovrebbe evitare di fare a pugni.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.