
La cura di Sneh
A Entebbe il generale Ephraim Sneh era noto a tutti come “il dottore”. Il 4 luglio 1976 tra le sue braccia morì Yoni Netanyahu, fratello dell’attuale primo ministro d’Israele e a capo del celebre blitz ugandese che liberò gli ostaggi. Con Sneh nella Sayeret Matkal, le teste di cuoio israeliane, c’era la “cabala del commando”, ovvero Benjamin Netanyahu, primo ministro, Ehud Barak, ministro della Difesa, e Moshe Yaalon, il vice premier noto come “the brain”, il cervello.
A Entebbe il generale Ephraim Sneh era noto a tutti come “il dottore”. Il 4 luglio 1976 tra le sue braccia morì Yoni Netanyahu, fratello dell’attuale primo ministro d’Israele e a capo del celebre blitz ugandese che liberò gli ostaggi. Con Sneh nella Sayeret Matkal, le teste di cuoio israeliane, c’era la “cabala del commando”, ovvero Benjamin Netanyahu, primo ministro, Ehud Barak, ministro della Difesa, e Moshe Yaalon, il vice premier noto come “the brain”, il cervello. Erano i wonder boy dell’unità famosa per il motto “Chi osa vince”, mutuato dalle Sas inglesi. Oggi sono i falchi dello strike contro Teheran.
“Eravamo i campioni del mondo, ma è stata una missione costosa perché abbiamo perso Yoni”, dice Sneh al Foglio. “Contro le centrali nucleari iraniane siamo pronti ad agire di nuovo a migliaia di chilometri da casa. Non parliamo di risposta a un attacco: a Israele spetta la prima mossa”. Newsweek rivela che la visita a Washington del capo del Mossad, Tamir Pardo, è servita a saggiare la reazione americana allo strike preventivo contro Teheran. Sabato, su Fox News, il maggiore opinion maker conservatore, Charles Krauthammer, ha scandito chiaro: “Israele farà lo strike per prevenire un secondo Olocausto”. E’ il countdown.
Dice Sneh: “Si illude chi crede al cliché secondo cui il programma nucleare iraniano è un problema di cui si occuperà la comunità internazionale, Israele deve essere pronto a fermarlo da solo”. Il generale, a lungo anche viceministro della Difesa, è noto come “l’uomo che ha scoperto l’Iran”, perché fu il primo a sollevare l’allarme sull’atomica iraniana. Sneh sottopose le sue conclusioni all’allora primo ministro, Yitzhak Rabin che, il 26 gennaio 1993, annunciò alla Knesset: “L’Iran è un pericolo strategico per lo stato d’Israele”.
Al Foglio, Sneh dice che “il regime iraniano è religioso e fanatico e ha esportato il terrore nel mondo. Al Jihad islamico paga un bonus per ogni israeliano ucciso e l’Iran è responsabile per il bombardamento all’ambasciata israeliana di Buenos Aires. L’Iran ha missili balistici per portare fino all’Europa le testate nucleari. Nella Shoah abbiamo già perso un terzo del popolo ebraico a causa della combinazione di fanatismo e mezzi militari. Non accadrà di nuovo, non ignoreremo chi ci dice ‘vi elimineremo dalla carta geografica’”. Un Iran nucleare darebbe il via al caos atomico. “Israele non può vivere dentro una tenaglia atomica. Se l’Iran avrà il nucleare, anche Arabia Saudita, Egitto e Turchia lo vorranno. Governi islamici con armi atomiche: è l’incubo più grande per Israele e per i suoi figli. Israele è la casa sicura degli ebrei e una grande economia che attrae eccellenza e investimenti. Sotto minaccia atomica, non è più una casa sicura. Sarà la fine d’Israele. Siamo uno stato piccolo e il cuore della nostra economia ruota attorno a Tel Aviv. L’Iran è uno stato grande e meno vulnerabile. Non c’è simmetria o deterrenza fra Iran e Israele. I fanatici religiosi non avranno la bomba”. Per Sneh lo strike è possibile. “Una campagna israeliana contro le installazioni nucleari iraniane li paralizzerebbe per un certo numero di anni. La rappresaglia sarebbe dolorosa per Israele, ma sostenibile”. Ci sono soltanto due modi per fermare l’Iran: “La prima è usare le sanzioni per convincere il regime a rinunciare al programma nucleare. Se non funziona, resta l’attacco militare. Israele non deve sentirsi nell’angolo, perché quando si parla della nostra vita non chiediamo il parere degli Stati Uniti. Significa questo ‘never again’”. E’ anche la lezione di Entebbe.
“Raggiungere i nemici ovunque siano. Da allora sono passati quarant’anni, il terrorismo è diventato religioso e satanico nel metodo, ma Israele è di nuovo pronto a colpire a migliaia di chilometri di distanza da casa”.
Leggi la prima puntata Countdown, storia preventiva dello strike - Leggi la seconda puntata Mañana. La guerra fantasma d’Israele - Leggi la terza puntata Nella mente dello strike - Leggi la quarta puntata La guerra dei trent'anni sta per finire


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