L'altro italiano a Washington

Giuliano Ferrara

La copertina di Time (Europa) toccò a Berlusconi, nel punto più critico della sua parabola, ed era irridente, sprezzante. A Monti, che gode di un evidente stato di grazia, è dedicata un’immagine apologetica da possibile salvatore dell’Europa. L’italiano come tipo ideale è repentinamente cambiato, e chiama una repentina rivisitazione di giudizio e pregiudizio. Ieri era un outsider allegro e uomo di business arrischiato e popolare, come si deve a un grande imprenditore della televisione, ma dannato dal conflitto di interessi e dalle abitudini private.

    La copertina di Time (Europa) toccò a Berlusconi, nel punto più critico della sua parabola, ed era irridente, sprezzante. A Monti, che gode di un evidente stato di grazia, è dedicata un’immagine apologetica da possibile salvatore dell’Europa. L’italiano come tipo ideale è repentinamente cambiato, e chiama una repentina rivisitazione di giudizio e pregiudizio. Ieri era un outsider allegro e uomo di business arrischiato e popolare, come si deve a un grande imprenditore della televisione, ma dannato dal conflitto di interessi e dalle abitudini private; oggi è un composto economista, sopra tutto un funzionario, un europeo di vocazione culturale, compassato e appena ironico, al quale si perdonerebbe tutto in nome dello stile, della gravitas ritrovata. Prima un sorriso speciale, permanente, e ora un sorriso scarso e a denti rigorosamente stretti. Gli americani sono stati tentati dall’atlantismo automatico del Cav., ora sono affascinati dall’atlantismo altrettanto automatico ma più composto del Preside, e in più cercano di investire su un europeo che sia capace di tenere a freno il rigorismo mortifero e controproducente, sicuramente per loro e non solo per loro, di Frau Merkel.

    Le cose cambiano, clamorosamente, ma c’è una sottile linea di continuità. Che spaventa le vecchie stelle da parata dell’odio antiberlusconiano. Questo legame genetico viene riaffermato ogni momento da Monti in persona, nella forma di omaggi sempre più complimentosi al predecessore, che attraverso l’adesione al governo del Preside si rifà il trucco e parrucco dello statista di livello internazionale. Questo per le apparenze. Ma la continuità è molto più sostanziale. Intanto Monti e i tecnocrati hanno realizzato una riforma della spesa pensionistica che è sempre stata l’obiettivo strategico dichiarato, mai perseguito in forma radicale e solo in parte realizzato, dei governi di Berlusconi (esperti a convegno dicono al Financial Times che allo stato dei fatti è quella l’unica vera riforma promossa dal Consiglio di facoltà che governa l’Italia). Poi intendono cambiare le relazioni sindacali nel mercato del lavoro, e danzano intorno al tabù che Berlusconi per primo abbatté, con un successo parziale dovuto al lavoro dei Maroni & Sacconi, e alla decisiva consulenza del giuslavorista ammazzato dalle nuove Br, Marco Biagi, e a costo di una sonora sconfitta nel braccio di ferro e di piazza con Sergio Cofferati e la Cgil senza se e senza ma, quando il “patto per l’Italia” con i sindacati riformisti fu affossato nella assoluta indifferenza della Confindustria, della borghesia e della grande impresa. Ma la vera continuità è un’altra ancora: è l’anomalia. Berlusconi era il consenso prima di tutto, fuori dal sistema di governo dei partiti, compreso il suo, e Monti è il simbolo di un governo dell’establishment, elitario e pedagogico, lontano da ogni possibile consenso popolare diretto, fuori dal sistema di governo dei partiti. Un paese che ha perso tanto tempo fa la sua architettura costituzionale, formale e materiale, non può dunque vivere che di anomalie una dietro l’altra.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.