Tutte le strade portano a Francoforte

La mozione sull’Europa dei partiti italiani che danno la fiducia al governo Monti documenta una svolta: c’è accordo su tutte le cose che contano, una volta eliminata la guerra civile su Berlusconi; e al centro di quest’accordo, che comprende la tassa sulle transazioni finanziarie, sta la questione del firewall, cioè del cordone sanitario intorno al debito pubblico sotto aggressione di mercato allo scopo di finanziare la crescita economica o impedire, che è la stessa cosa, la morte dell’euro e il contagio mondiale della crisi finanziaria finora mal gestita dai francesi e soprattutto dai tedeschi. Ma il fatto che in realtà in Italia ci fosse un largo accordo, mascherato dalla faziosità militante e dagli errori bipartisan delle leadership di centrosinistra e di centrodestra, è sottolineato dai giudizi che procedono dai rapporti del Fondo monetario internazionale e dalle dichiarazioni del capo economista Olivier Blanchard e del capo del dipartimento fiscale Carlo Cottarelli.

Tutti dicono la stessa cosa. Che la crisi non è affatto scongiurata, che le iniziative per il rigore nei conti del governo italiano sono esemplari ma insufficienti, perché non è assicurato l’obiettivo della riduzione del debito, allo stato, e anche il pareggio di bilancio è sottoposto a condizioni e caveat non del tutto sotto controllo, la prima condizione essendo la mancata crescita, anzi la decrescita da recessione, che il Fondo valuta con numeri severi e che in parte è imputabile alla spirale debito-austerity. Conclusione? Lo immaginate. Bisogna che si trovi il modo di garantire liquidità al circuito creditizio europeo e un prezzo di mercato accettabile per i titoli pubblici italiani. Francoforte, we presume.  

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• Giuliano Ferrara Fondatore

• "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.