
Giustizieri e progressisti
Non fa scandalo il voto libero di una maggioranza di deputati contro una richiesta di arresto priva di riscontri oggettivi e motivazioni accettabili. Fa scandalo la pervicacia militante della sinistra che si vuole democratica, che incensa la Costituzione, che dovrebbe essere legata al dogma dell’autonomia di giudizio della politica come contrappeso necessario alla funzione requirente e giudicante della magistratura, alla sua indipendenza da non scambiarsi mai per onnipotenza.
Non fa scandalo il voto libero di una maggioranza di deputati contro una richiesta di arresto priva di riscontri oggettivi e motivazioni accettabili. Fa scandalo la pervicacia militante della sinistra che si vuole democratica, che incensa la Costituzione, che dovrebbe essere legata al dogma dell’autonomia di giudizio della politica come contrappeso necessario alla funzione requirente e giudicante della magistratura, alla sua indipendenza da non scambiarsi mai per onnipotenza. Anzi, è quasi incredibile che i radicali debbano giustificarsi per aver dato un voto motivato e di coscienza sul caso Cosentino, in base alla lettura delle carte e della concreta situazione politica e giudiziaria nella quale quel caso è maturato. La questione non era di stabilire se l’ex coordinatore del Pdl in Campania ed ex sottosegretario del governo Berlusconi, il casalese di nascita Nicola Cosentino, sia un leader meridionale che rispetta un codice etico al quale tutti in teoria dovrebbero attenersi; si trattava di decidere se fosse autorevole e indispensabile la pretesa di incarcerarlo senza addebitargli con la minima parvenza di verisimiglianza uno specifico reato penale, al di là del generico e manipolabile concerto associativo con la camorra (il famigerato “concorso esterno”, un abuso di diritto), più la volontà di fuggire, reiterare il reato o inquinare le prove, le condizioni tassative per un’ordinanza di custodia cautelare. L’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni, è stato molto deludente; e peggio che deludente, demagogia pura, è la motivazione tutta politica del raccordo con gli umori dell’elettorato leghista del nord. L’onorevole Maroni dovrebbe sapere che i processi sommari, l’ordalia politica, sono la negazione della giustizia. Ma la compattezza caporalesca della sinistra è ancora più immorale, perché la vera immoralità sta negli errori politici, e quello di prolungare indefinitamente la stagione della caccia giudiziaria ai presunti livelli istituzionali di riferimento della criminalità organizzata, condotta con i metodi forcaioli e le forzature del diritto penale che sappiamo, è un sistematico e madornale errore di condotta, tanto più in quanto commesso nell’illusione che una cultura progressista ed equilibrata dello stato di diritto possa compromettersi con certe follie giustizialiste.
Invece di sgridare i radicali e di accodarsi ai tromboni delle procure, carte del caso Cosentino alla mano, ci sarebbe voluta, da parte del gruppo dirigente del Pd o di singoli testimoni “in dissenso”, una rottura etica e politica da sinistra con il metodo della galera preventiva, della mediatizzazione politica di casi perfettamente risolvibili nei limiti di un giusto processo, quello che attende Cosentino, senza la ignobile forzatura della caccia all’uomo. Ripetiamo da anni, anche nei casi in cui a essere stritolati dall’ingranaggio della gogna sono leader parlamentari della sinistra, che è questa una delle chiavi di volta di una riforma materiale della cultura e del sistema politico entrato in crisi definitivamente con la doppia sconfitta di Berlusconi e dell’impossibile governo di alternativa del Pd e dei suoi scabrosi alleati.


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