Nota per gli indignados antifisco

Giuliano Ferrara

Il fisco italiano è ingiusto per chi paga, per chi pagherà sempre e ha sempre pagato, ed è un imbroglio fitto di rigorismo e lassismo intrecciati per chi non paga, non ha mai pagato, non pagherà mai. Le motivazioni per pagare sono semplici: civismo. Quelle per non pagare sono diverse. Detto questo, perché questo va detto, i controlli dell’Agenzia delle entrate sono sacrosanti, il fatto che siano rapsodici e simbolici è inevitabile.

    Il fisco italiano è ingiusto per chi paga, per chi pagherà sempre e ha sempre pagato, ed è un imbroglio fitto di rigorismo e lassismo intrecciati per chi non paga, non ha mai pagato, non pagherà mai. Le motivazioni per pagare sono semplici: civismo. Quelle per non pagare sono diverse. Un fottuto menefreghismo, ma anche atavismi, paure e interessi reali da difendere, piccole aziende, economie familiari al limite del collasso, perfino grandi contabilità bancarie, occupazione, fatturati, dimensioni d’impresa. Si paga per salvarsi l’anima della cittadinanza, anche senza particolari moralismi e perbenismi, non si paga per salvarsi (talvolta) come corpo sociale. Le tasse sono alte, esose, le multe e i metodi di esazione sono sottoposti a dure critiche di chi li subisce, qualche volta con vera sofferenza, come nel caso dei deboli, addirittura dei pensionati, che sono tanti e spesso sono sottoposti a criteri oggettivi, astrattamente governati, vissuti come vessazione. Inutili le demagogie anticommercianti, antiartigiani, antiprofessionisti, inutili in generale le demagogie. Siamo nell’epoca della demagogia dispiegata, e alla campagna politicamente sinistra contro la casta si associa la campagna criminalizzante verso chi è additato come evasore dal fisco, tutte cose sbagliate e improduttive, tutti casi di giustizia sommaria e di decimazione che creano un clima fosco e fratricida ma non un’aura di vera giustizia.

    Detto questo, perché questo va detto, i controlli dell’Agenzia delle entrate sono sacrosanti, il fatto che siano rapsodici e simbolici è inevitabile, e quando si scopre, come hanno scoperto tutti gli italiani contribuenti e non, che a Cortina in un certo momento dell’anno il commercio fiorisce per quattro volte il fatturato sottoposto allo stato per il prelievo legale, quando si scopre che viaggiano in supercar di lusso consumatori che dichiarano redditi per loro ridicoli di trentamila euro, e quando si scopre che le società di comodo sono in perdita ma acquistano e mantengono le Ferrari e le Maserati e le super Bmw che si sanno, che si vedono, e che non sono il simbolo del male né un totem da esorcizzare, in quanto beni legittimi, ma testimonianze di infedeltà civile illegittima, allora è inevitabile che ci si arrabbi, e seriamente, ed è inevitabile che si cerchi di porre rimedio a uno stato delle cose molto simile al malaffare o alla malavita.

    I politici del Pdl e altri vari nordisti che si sono scagliati contro i controlli a campione di Cortina possono avere molte ragioni astratte dalla loro, ma devono ricordarsi di essere parte di una classe dirigente che ha fallito la riforma fiscale, anzi la strategica ricomposizione e pacificazione fiscale di questo paese molto malmesso, e che certi comportamenti irridenti verso il prossimo oggi non sono più minimamente tollerabili. Punto.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.