Le provocazioni di Teheran e le reazioni di Israele e America

Giulio Meotti

Prima c’è stato il lancio domenica di un missile a medio raggio, poi il vettore a lunga gittata. L’Iran è già in grado di raggiungere Israele, l’Europa, i paesi del Golfo alleati degli americani e le unità navali in pattugliamento nel Stretto di Hormutz, dove transita un terzo dei rifornimenti mondiali di petrolio. Domenica gli scienziati di Ahmadinejad hanno poi annunciato di aver prodotto la prima barra a combustibile a base di uranio arricchito.

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    Nessuno può escludere che il regime fanatico iraniano non abbia messo in conto la propria autodistruzione. Prima c’è stato il lancio domenica di un missile a medio raggio, poi il vettore a lunga gittata. L’Iran è già in grado di raggiungere Israele, l’Europa, i paesi del Golfo alleati degli americani e le unità navali in pattugliamento nel Stretto di Hormutz, dove transita un terzo dei rifornimenti mondiali di petrolio. Domenica gli scienziati di Ahmadinejad hanno poi annunciato di aver prodotto la prima barra a combustibile a base di uranio arricchito. Un componente fondamentale per la realizzazioni di reattori nucleari, appena denunciati dall’Agenzia atomica dell’Onu. La sfida nucleare che l’Iran ha lanciato a Israele e Stati Uniti non può essere più ritardata. Nessuno sa se e quando, oltre che in quale forma, avverrà il “confronto” fra gli ayatollah e i paesi liberi.

    Lo scontro è iniziato alcuni mesi fa, con le esplosioni misteriose nelle centrali iraniane, i virus informatici e le uccisioni di scienziati pasdaran. C'è confusione dentro allo stato ebraico: la leadership di Israele è divisa fra chi, come i politici Netanyahu e Barak, lasciano aperta la possibilità dello strike, e l’intelligence, che vuole guidare il sabotaggio senza far precipitare apertamente la situazione. La catena iraniana si stringe dunque, mentre la nostra è ancora fragile e incerta. Anche senza la bomba, l’Iran ha esercitato un’influenza decisiva nella regione, dall’Iraq al Libano alla Striscia di Gaza. Si immagini un Iran con la bomba atomica. L’ex capo del Mossad, Danny Yatom, ha così espresso la possibilità di uno scenario di guerra contro le installazioni atomiche di Teheran. “Per quanto pesante possa essere il prezzo e anche se avessero ragione, cosa che non credo, coloro che prevedono scenari apocalittici, ciò non sarebbe comunque così negativo come la minaccia di un’atomica iraniana”.

    Yatom ha anche aggiunto che al mondo rimane ben poco tempo per agire efficacemente nei confronti dell’Iran. La teoria del Grande Satana e del Piccolo Satana, che si va nuclearizzando, è entrata dunque nelle case impaurite di tutti noi. Ma come hanno dimostrato i documenti segreti appena diffusi sull'attacco al reattore iracheno di Osirak, i tempi e i modi di reazione dello stato ebraico potrebbero essere diversi dai nostri e da quelli degli Stati Uniti.

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    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.