Tecno-terrore
Un colpo in faccia e la falange del dito che salta, un bravo funzionario attaccato per intimidirne cento, e il terrore che incombe sul personale di governo e di stato nell'epoca della “stretta tecnica” su pensioni anche basse, redditi medi, patrimoni e stili di vita, di risparmio e di custodia immobiliare del valore del denaro (magari via mutuo). Intanto è un problema d'ordine, vista la risorgenza dei No Tav più indemoniati, e le loro promesse di guerriglia; vista e considerata la facilità webbistica con cui si propaga oggi qualsiasi stronzata socializzante e anticapitalistica e antibancaria.
Un colpo in faccia e la falange del dito che salta, un bravo funzionario attaccato per intimidirne cento, e il terrore che incombe sul personale di governo e di stato nell'epoca della “stretta tecnica” su pensioni anche basse, redditi medi, patrimoni e stili di vita, di risparmio e di custodia immobiliare del valore del denaro (magari via mutuo). Intanto è un problema d'ordine, vista la risorgenza dei No Tav più indemoniati, e le loro promesse di guerriglia; vista e considerata la facilità webbistica con cui si propaga oggi qualsiasi stronzata socializzante e anticapitalistica e antibancaria, da Occupy Wall Street ad altre allegre carognate paragirotondine su cui speculano robusti poteri resi trasparenti e invisibili dalla mistica della rete, nella vile connivenza e demagogica comprensione di tanti autorevoli dementi. Bobo Maroni la situazione al Viminale l'ha saputa gestire, in una fase in cui lo straccio rosso erano la Lega xenofoba e il Cavaliere nero. Si prevede che la prefetta di ferro, Anna Maria Cancellieri, non lo farà rimpiangere. Ma bisogna stare molto attenti, perché in Italia disordine criminale e ideologia, cioè la falsa coscienza demagogicamente nutrita che mette sottosopra la realtà politica e sociale, vanno di pari passo.
Ieri con Lanfranco Pace, che conosce bene quegli anni, abbiamo inventato nella prima pagina del Foglio un giochino di società interpretativo, ironico, sottile per quanto lo permetta la situazione. Negli anni Settanta del Novecento, epoca lontana ma viva nella memoria dei sessantenni di oggi, si propagò in Italia un fenomeno terroristico di massa, un partito armato e forte di un'estesa rete di complicità sociali e intellettuali. L'idea era che il potere si fosse allontanato dai suoi santuari, le urne, il popolo che vota e decide, i meccanismi della democrazia politica affidati ai partiti e alle strutture che organizzano la cittadinanza e la partecipazione individuale alla vita pubblica; dominava tutto, oltre queste fragili sovrastrutture rimpiazzate dal capitale cingolato, l'idea in sigla dello SIM, lo Stato Imperialista delle Multinazionali, ideogramma di derivazione marxista lontana, e prodotto di un comunismo polveroso, baffuto, fuori tempo ma capace di mettere solide radici e di incidere dolorosamente nella storia d'Italia, nelle fabbriche, università, scuole, periferie urbane, negli snobistici club del “né con lo stato né con le bierre”.
Oggi l'immaginazione del giovanilismo collettivista e di qualche vecchio arnese ideologico anarchicheggiante è colpita da una reviviscenza che dimostra la persistenza dell'ideologia nella storia: dominano l'impersonalità dello Spread, del Fbsf, dello Esm, della Bce e delle altre mille sigle dominanti le cronache della aggiornata lotta di classe, con i call center e i flussi impersonali di mercato al posto delle ciminiere e dei révers delle giacche di Agnelli. La politica è destituita di qualunque attrattiva sociale, anche solo come controllo debole della “ferocia” dei mercati, dalle campagne anticasta condotte da una borghesia editoriale irresponsabile e singolarmente vincente in questo paese, e solo in questo paese. Tutto questo è un panorama in sé viziato da possibili interpretazioni violente. Illuminare il quadro con spirito repubblicano, spiegare le mosse del governo tecnico per quello che sono e non per come è facile farle apparire: è un modo per scongiurare il peggio.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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