Verso il disastro europeo
Sarkozy fa del terrorismo verbale pretattico, lui e il suo governo ripetono che siamo alla vigilia di una possibile esplosione dell'euro, e tendono a nascondere la crisi incipiente della Francia dietro il comando a due delle regole dell'Unione. La Merkel vuole mettere le briglie fiscali a tutta l'Unione e in particolare all'area euro, con un meccanismo di revisione dei trattati discusso con la Francia, e in cambio non offre alcunché per dissuadere i mercati finanziari dal mordere il debito profittando dell'inazione statutaria della Banca centrale europea.
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Sarkozy fa del terrorismo verbale pretattico, lui e il suo governo ripetono che siamo alla vigilia di una possibile esplosione dell'euro, e tendono a nascondere la crisi incipiente della Francia dietro il comando a due delle regole dell'Unione. La Merkel vuole mettere le briglie fiscali a tutta l'Unione e in particolare all'area euro, con un meccanismo di revisione dei trattati discusso con la Francia, e in cambio non offre alcunché per dissuadere i mercati finanziari dal mordere il debito profittando dell'inazione statutaria della Banca centrale europea. I campioni italiani in Europa, Mario Monti e Mario Draghi, seguono la scia degli eventi: Monti ingorga il sistema venoso della vasta platea di contribuenti e pensionati che governa con una messe di tasse e rinunce, e riforma con l'accetta le pensioni d'anzianità, cosa in sé buona, ma non garantisce nell'intervento d'emergenza alcun gancio al quale legare una prospettiva di ripresa e rilancio del lavoro, della produzione competitiva, dei consumi e dell'incremento di ricchezza del paese; intanto Draghi cerca di mettere una pezza alla imbarazzante prospettiva del credit crunch con i tassi in discesa decisi ieri e altri interventi a difesa della liquidità bancaria, ma subisce le regole strozzacredito dell'European Banking Authority e gli interdetti tedeschi a far funzionare come garante l'istituto di emissione di Francoforte, anche in forme diverse da una aperta dichiarazione stampa-moneta. La recessione, che è il vero problema anche per il debito, alligna e minaccia in forme varie l'Europa, e con essa il mondo. Dunque, dicono in parecchi, si va verso un disastro. Questa parte di mondo non è nuova, come insegna il suo Novecento, a movimenti tellurici e tendenzialmente catastrofici, sebbene il balletto pericoloso a cui assistiamo avvenga in presenza di dati sull'economia reale e sulla ricchezza patrimoniale nient'affatto da declino o da tramonto dell'occidente. Gli americani sono preoccupati e sono sbarcati in forze in Normandia, dove tutto è cominciato con la nota franco-tedesca di Deauville dell'ottobre 2010, una dichiarazione d'impotenza al cospetto del debito greco, all'origine del successivo contagio.
Romano Prodi, che è in parte un tecnico in parte un politico in parte un libero pensatore nella riserva, è molto attivo nel denunciare la miopia franco-tedesca, la cattiva scelta dei tempi di intervento, la scarsa volontà di affrontare le responsabilità che incombono al di là di ogni ragionevole dubbio su chi governa la salute della moneta unica e di tutto il sistema di convenienze che su di essa fa leva. Ma è una voce isolata, raggiunto a intermittenza da Silvio Berlusconi che si è convinto della necessità di stampare moneta in cambio di una maggiore disciplina fiscale comune. Per il resto, a parte le voci critiche britanniche e l'autodifesa della City di Londra e di Wall Street (e della Casa Bianca), le classi dirigenti europee, Monti compreso, sembrano stregate dall'antico riflesso tedesco, e non riescono a contare e a incidere sulla prospettiva cupa di un collasso collettivo.
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