Voglia di epurazione

Giuliano Ferrara

Monti ha definito con ironia “ondate di eccitazione psicodrammatica” le alterazioni isteriche del carattere manifestatesi nel caso della sua controversa presenza a “Porta a Porta”. E ha deciso, nonostante gli appelli in contrario di scrittori piacioni e nobélisables come Claudio Magris, associati al solito club di miliardari faziosi (Libertà & Giustizia), di recarsi ieri sera, senza tante storie, negli studi di via Teulada dove Bruno Vespa fa il suo mestiere di giornalista e conduttore di talk-show (per rispondere ad alcune domande sue e di altri colleghi sulla manovra: che bizzarria, eh?).

    Monti ha definito con ironia “ondate di eccitazione psicodrammatica” le alterazioni isteriche del carattere manifestatesi nel caso della sua controversa presenza a “Porta a Porta”. E ha deciso, nonostante gli appelli in contrario di scrittori piacioni e nobélisables come Claudio Magris, associati al solito club di miliardari faziosi (Libertà & Giustizia), di recarsi ieri sera, senza tante storie, negli studi di via Teulada dove Bruno Vespa fa il suo mestiere di giornalista e conduttore di talk-show (per rispondere ad alcune domande sue e di altri colleghi sulla manovra: che bizzarria, eh?). Sarà un'altra buona notizia se il direttore generale della Rai, Lorenza Lei, rifiuterà di sospendere dalla carica di direttore del Tg1 Augusto Minzolini, incorso nella esagerata e impropria accusa (non condanna, accusa) di peculato per via di pasticci contabili imbarazzanti, ma estesi a gran parte delle carte di credito aziendali in possesso di numerosi giornalisti, per non parlare delle celebri e antiche note spese della crema del mestiere più impuro e imbarazzante del mondo. Minzolini è criticabile come tutti, in più è debole, isolato nell'azienda e inviso ai potenti signori del sindacato, e l'unica sua forza, la nomina governativa suggerita dal Cav.  perfettamente paragonabile alle nomine al Tg1 di origine prodiana, si è dissolta con il dissolversi istituzionale del vecchio governo. Criticabile, ma non linciabile. Questo no. Sarebbe giusto che Minzolini fosse messo nella posizione serena di un professionista che sa come va il mondo e che, con la successione di Monti a Berlusconi, prende atto, come aveva detto in un recente passato di voler fare, di un cambio sensibile per la direzione del Tg1. Ma andarsene e cambiare lavoro sotto persecuzione o linciaggio è cosa che non ci sentiremmo di consigliare ad alcuno.

    Ma non c'è solo RaiUno. C'è l'ex sottosegretario di Berlusconi, Gianni Letta, che all'indomani del terremoto in Abruzzo scriveva a Guido Bertolaso, capo della Protezione civile e tutore dei bisogni di ricostruzione dell'Aquila, naturalmente su carta intestata (non un pizzino) che sarebbe stato gentile da parte sua offrire al deputato Denis Verdini, sponsor di una cordata di imprenditori per alcune gare d'appalto, qualche minuto del suo tempo, per poi metterlo a contatto con interlocutori istituzionali. Furono fatte anche riunioni di coordinamento a Palazzo Chigi, cosa che dopo i terremoti in generale avviene, e alla fine regolari gare pubbliche attribuirono col sistema del massimo ribasso un paio di appalti da 11 e da 9 milioni di euro a imprese sane, capaci di realizzare le opere, appoggiate da banche e altri soggetti industriali. Per questo “scandalo” Verdini era stato accusato del surreale reato di “tentato abuso d'ufficio” e naturalmente prosciolto con formula piena dal giudice per l'udienza preliminare (anche Giuseppe Caporale, autore di un aspro libretto scandalistico sul post terremoto intitolato “Il buco nero”, uscito da Laterza, aveva riconosciuto, dopo derrate di illazioni, che tutto si era svolto via gara pubblica). Ora i pubblici ministeri non accettano la realtà e trasformano una raccomandazione nero su bianco in un colossale sospetto di reato associativo. La stessa tecnica con cui le feste private di un imprenditore e del suo giro di casting e belle ragazze sono state bollate penalmente come un giro di prostituzione. Se questi sono i metodi dell'epurazione, non si sa se ridere per il suo velleitarismo o piangere per lo stato di diritto.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.