La scolaretta dalla Cgil che prega il preside di non rovinarle la festa
Questa Susanna Camusso è veramente perversa, nella sua frivolezza. Ha chiesto a Monti di non rovinarle la festa per la caduta di Berlusconi. Proprio così. Una battuta degna del pollaio giornalistico di serie B, una robina per squinzie dell'antiberlusconismo militante e mediocre. Una cosa che neanche lo sgomitante e trafelato Curzio Maltese, non dico un principe del cazzeggio nobile come Michele Serra.
Questa Susanna Camusso è veramente perversa, nella sua frivolezza. Ha chiesto a Monti di non rovinarle la festa per la caduta di Berlusconi. Proprio così. Una battuta degna del pollaio giornalistico di serie B, una robina per squinzie dell'antiberlusconismo militante e mediocre. Una cosa che neanche lo sgomitante e trafelato Curzio Maltese, non dico un principe del cazzeggio nobile come Michele Serra. La Camusso fa parte del pattuglione di baroni della Repubblica e del popolo bue che ha bevuto come un nettare la fuga di Berlusconi, o il suo “gesto di responsabilità” se preferite, poi ha ingurgitato come i bambini buoni la purga del presidente che fa senatore il preside, il governo tecnico al buio del programma, senza democrazia elettorale, senza una scelta discussa nel paese. Ora, in coda davanti all'ufficio del preside, la scolaretta della Cgil ha ancora il fiato per fare dell'umorismo, per sentirsi invitata a un party antitirannico, la Camusso, proprio lei, la capa della Cgil erede di Di Vittorio, di Novella, di Lama, ora alla testa com'è di un popolo di pensionati e di lavoratori che si beccano sul groppone una favolosa stangata fiscale, previdenziale e sanitaria, oltre al resto.
La Camusso ha perso tutto quel che c'era da perdere in tempi recenti. La battaglia della Fiat, dove Marchionne ha preso a decidere da solo con il consenso dei lavoratori e contro la minoranza di blocco della Fiom-Cgil. Quella dell'occupazione, che è stata risolta sulla linea Treu-Biagi-Maroni-Sacconi con un allargamento della base occupazionale detto “precariato” dagli imbecilli, e che ora verrà ulteriormente corretto e incentivato con nuova flessibilità in entrata e in uscita (poter licenziare, poter assumere: certe equazioni riguardano il buon senso, le capisce perfino il sindacalista cislino Bonanni). Camusso sta perdendo la battaglia delle pensioni, sciagurata pantomima tirata avanti per quasi mezzo secolo dal fronte classista-conservatore, una volta con buone ragioni di autotutela sociale ma da vent'anni per tigna e autodifesa corporativa. E si lamenta di non poter fare festa per la caduta di Berlusconi. Nel frattempo, già che ci siamo, si dovrà sbevazzare tagli lineari alla sanità, gli esuberi nelle ferrovie, e una quantità di contratti aziendali che fanno della confederazione generale un fossile da museo. Ma la sindacalista socialista, che apre tutte le vertenze senza saperle chiudere, che passerà alla storia per appelli e photo-opportunity femminili e politiche contro il giocoliere galante, fatte in coppia ideologica con la Marcegaglia, ora vorrebbe che Monti fosse un pupazzo e non capisce come mai si prepara a picchiarla, poveretta, proprio nei giorni festivi del party della Liberazione.


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