Cucchiani primo banchiere d'Italia, Bisignani primo lobbysta d'Italia

Giuliano Ferrara

Cucchiani, chi era costui? E' gustosa la storia del nuovo capo operativo della prima banca italiana, BancaIntesa, che è anche la banca socialmente e politicamente ambiziosa a tutti nota, quella che ha dato alla patria l'ultimo superministro della serie, il dottor Corrado Passera, la banca del grande vecchio Giovanni Bazoli, decisiva per mille equilibri tra cui quello del Corriere della Sera, la banca che ha dato un dividendo ai soci nel momento di massima emergenza della storia finanziaria europea determinato dalla scarsa capitalizzazione nel credito.

    Cucchiani, chi era costui? E' gustosa la storia del nuovo capo operativo della prima banca italiana, BancaIntesa, che è anche la banca socialmente e politicamente ambiziosa a tutti nota, quella che ha dato alla patria l'ultimo superministro della serie, il dottor Corrado Passera, la banca del grande vecchio Giovanni Bazoli, decisiva per mille equilibri tra cui quello del Corriere della Sera, la banca che ha dato un dividendo ai soci nel momento di massima emergenza della storia finanziaria europea determinato dalla scarsa capitalizzazione nel credito, la banca che ha saputo votare per Prodi e per l'Ulivo ma anche sbrigare il fragile affare della compagnia di bandiera Alitalia con un rampante Berlusconi in campagna elettorale. Alle strette, hanno scelto a sorpresa un manager assicurativo “tedesco”, prelevandolo a Monaco di Baviera e sbarcandolo a Milano senza se e senza ma. Uno strano curriculum di Enrico Cucchiani, nel momento immediatamente precedente l'assunzione di lui in cielo, l'hanno composto gli sparlatori abituali del Fatto di Travaglio e gli insinuanti e abili chiacchieroni di Repubblica, ma anche il resto della stampa scandalistica o ex scandalistica (compresa la sezione inquirente del Corriere) non ha potuto né voluto nascondere la presunta macchia.

    Questo esperto professionale di finanza, la cui formazione in gran parte tedesca e le cui competenze assicurative promettono qualcosa di buono per l'era della governance tecnocratica, era anche un interlocutore affabile, intimo e non sporadico di Luigi Bisignani. Non parlavano del tempo che fa, questo è ovvio, ma del potere bancario, della sostituzione di Alessandro Profumo come amministratore di Unicredit, del peso del capitale libico gheddafiano nel nostro sistema creditizio, di persone e cose e veline d'informazione, ovviamente compiacente, nei meandri del palazzo del denaro e dei media. Ma i tanti siluri e le molte malevolenze non hanno impedito che una scelta autorevole e competente di un dominus come Bazoli, che legge con acume la Bibbia ma legge con scaltrezza perfino la narrazione infinita del potere italiano, perseverasse senza tentennamenti nella sua scelta. Habemus Papam.  Per un giornale come il Foglio, che si attiene a una morale in cui, come scrive Barbara Spinelli, non si deve soccombere a eccessi virtuistici, e che meraviglia!, la storia è ampiamente decifrabile. Non è Cucchiani in sospetto di affarismo, di metodologia scorretta, di lavorio di sotto. Fa ridere o piangere il ribollire del piccolo pettegolezzo intercettatorio, la pornofinanza d'antan. E' piuttosto il Bisignani che si vede rivalutato, non dalla procura di Napoli che è riuscita ad affibbiargli, nella di lui indifferenza, la patente di capo della P4, ma dal senso comune.

    Come dicevamo noi, quando tutti sostenevano di non conoscere il demonio rivelatosi amico dell'Italia tutta e in particolare dell'attuale più possente banchiere italiano, per scelta onerosa ma lungimirante del numinoso Consiglio di sorveglianza della grande istituzione finanziaria, Bisignani era un lobbista. Punto. Magari con la caratura particolarmente segreta e per qualche verso imbarazzante che questa onorata professione mediatrice riveste in un paese peccatore e cattolico, in cui si ama pensare o fingere di pensare che i meccanismi della decisione, conflittuali e di mercato per natura in una società aperta, non abbiano bisogno del lubrificante, dell'interposizione, dell'intrainformazione, del segreto e del maneggio. Un moralismo immorale che a tutti, ma non a noi, se Dio vuole, ha chiuso gli occhi, dando la stura a una vocalità indignata che ora va riposta nel cassetto delle impudicizie. Viva il dottor Cucchiani, viva il dottor Bisignani.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.