Pessimo esordio

Giuliano Ferrara

Spiace doverlo dire, non per ipocrisia, ma la discesa degli onest'uomini nell'areopago, e il discorso da incaricato di pubblico servizio del Preside del Consiglio, è stata una prova estremamente deludente. Il professor Monti promette di rimettere l'Ici sulla prima casa e di disboscare qualche privilegio previdenziale, e sono promesse di contenuto finanziario e fiscale modesto; promette inoltre vaghezze riformiste e liberalizzanti sul mercato del lavoro, insieme a carrettate di parole vuote su equità, donne e giovani.

    Spiace doverlo dire, non per ipocrisia, ma la discesa degli onest'uomini nell'areopago, e il discorso da incaricato di pubblico servizio del Preside del Consiglio, è stata una prova estremamente deludente. Il professor Monti promette di rimettere l'Ici sulla prima casa e di disboscare qualche privilegio previdenziale, e sono promesse di contenuto finanziario e fiscale modesto; promette inoltre vaghezze riformiste e liberalizzanti sul mercato del lavoro, insieme a carrettate di parole vuote su equità, donne e giovani. Distribuisce ringraziamenti eleganti ma un po' untuosi, parla un linguaggio umile e dunque interessante, ma solo per dire ovvietà politicamente inadeguate all'emergenza di cui è figlio il suo governo tecnico di sospensione della democrazia.

    Il Preside non ha nemmeno tentato di dare un orizzonte non burocratico, non minimalista, al suo esordio come tecnocrate. Non ha svolto alcuna considerazione schietta e politicamente avveduta sulla crisi di governo della moneta comune, sulle ragioni per cui, dopo la demonizzazione del suo predecessore, la nuova compagine si ritrova a chiedere la fiducia delle Camere con i titoli pubblici italiani nella solita situazione di sudditanza all'aggressività dei mercati (quota 530), con i grandi paesi europei sempre più afflitti dallo stesso male, con la Germania divisa sul da farsi e sempre più dubbiosa su questa gretta difesa dell'interesse nazionale a spese dei partner di un progetto tradito, con l'America dell'intelligenza e della politica, unita all'Inghilterra, stordita dall'incapacità europea di capire che la prima misura da varare riguarda la Banca centrale di Francoforte e la sua cronica incapacità, addirittura statutaria, di difendere l'economia finanziaria del continente dichiarandosi prestatore di ultima istanza.

    E' rimasto entro la solita cornice retorica dell'euro come progetto strategico a cui è legato il futuro dell'Europa. Non può far sognare nessuno, e non può dare all'Italia la dignità di paese fondatore, una citazione di De Gasperi sottolineata e un riferimento intimidito a interessi nazionali che possono distorcere il senso di un cammino comune comunitario. […]

    Politicamente, il discorso era addirittura nullo. Un signore distinto, e a tratti anche modestamente simpatico, ha chiesto la fiducia in nome della restaurazione della dignità della classe dirigente, promettendo tagli generici ai costi della politica e un clima nuovo che dovrebbe salvare tutti. […]

    Ma da un Presidente del Consiglio dei ministri si vuole, tecnico o non tecnico, l'indicazione della natura dell'animale che ci si accinge a cavalcare […]. Pessimo esordio.

    Il commento integrale di Giuliano Ferrara sarà pubblicato nel Foglio di domani.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.