Un governo tecno-burocratico? No, grazie

Giuliano Ferrara

Dopo di me il diluvio. Il diluvio elettorale. E' normale che Berlusconi senta la pressione, che ha le sue ragioni, in favore di una soluzione intermedia tra le sue imminenti dimissioni e il voto. E' psicologicamente, tatticamente normale che lasci correre voci bestiali e confuse su governi di emergenza, di larghe intese, di allargamento della maggioranza. Ma Berlusconi sa due cose, che sono inscritte nel suo dna di avventuroso uomo di stato e fondatore di un'Italia molto diversa dal passato.

    Dopo di me il diluvio. Il diluvio elettorale. E' normale che Berlusconi senta la pressione, che ha le sue ragioni, in favore di una soluzione intermedia tra le sue imminenti dimissioni e il voto. E' psicologicamente, tatticamente normale che lasci correre voci bestiali e confuse su governi di emergenza, di larghe intese, di allargamento della maggioranza. Ma Berlusconi sa due cose, che sono inscritte nel suo dna di avventuroso uomo di stato e fondatore di un'Italia molto diversa dal passato. La sua vera grande riforma e la sua carta di assicurazione, sia quando è stato all'opposizione per lunghi anni sia quando ha governato con alterni successi, è il mandato popolare diretto a governare. Sfiorita quella certezza, quell'ancoraggio, quella caratura senza prezzo della sua opera, sfiorita l'opera. L'altra cosa che Berlusconi sa, anche perché è un uomo di business, è che il tentativo di offrire il suo scalpo ai mercati e anche alle forze speculative in manovra intorno ai mercati, è la sua condanna, un rogo espiatorio, e la condanna del paese: un pastrocchio tecnico comminerebbe all'Italia rigore e stagnazione, rigidità e ortodossia fiscale ma non sviluppo e lavoro, investimenti e apertura dell'economia a un risanamento e a una ripresa duraturi.

    Infine Berlusconi sa che un accordo tra gentiluomini con il capo dello stato è in vigore, e non c'è alcuna ragione al mondo per sacrificare questo atto ragionevole, questo percorso rapido e rispettoso di tutti verso l'esito più probabile della crisi politica, cioè il voto in tempi stretti e la scelta di un governo maggioritario, sull'altare delle urla scomposte dell'esercito di piccoli demagoghi che predica il baratro allo scopo di preparare l'abisso, il trionfo dei lobbismi di quart'ordine, sociali e civili, che hanno portato a questa situazione. Berlusconi è contrario, come molte persone con la testa sulle spalle, a istituzionalizzare la paralisi per un piatto di lenticchie consociative. Andiamo avanti con il tran tran, contrattiamo vantaggi settoriali, mettiamo tutti dentro una caotica ammucchiata il cui primo prezzo sarebbe il distacco della Lega e un'opa democristiana sul Popolo della libertà: questo alla fine gli propongono i tremebondi, e questo è precisamente il funerale di terza classe di tutta la sua storia e della sua immagine.

    Il lettore di questo giornale
    è abituato a sfide intellettuali intorno alla verità. Altri pubblicano le intercettazioni e le chiamano notizie. Noi cerchiamo di capire le cose, la loro logica, e anche la parte della personalità in una storia di uomini in un paese infinitamente diverso dalla caricatura che ne fanno gli esageratori. Possiamo sbagliare ma neghiamo in radice che Berlusconi lasci il campo a un governo tecnoburocratico. Si vota.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.