La cosa da fare per votare subito nelle migliori condizioni

Giuliano Ferrara

Berlusconi ha deciso sì o no di dare l'ultima sua battaglia? L'oggetto di questa campagna è o no il risanamento e il rilancio del paese nel caos dell'euro e nel quadro dell'assedio franco-tedesco all'Italia? Se la risposta alle prime due domande è sì, e sembra che sia così, passiamo alla terza e alla quarta. Questo obiettivo di risanamento e rilancio può essere perseguito dall'attuale governo, dall'attuale ministro dell'Economia, dalla confusa e periclitante armata che, in condizioni numeriche e politiche sempre meno rassicuranti, ha ancora la titolarità del mandato elettorale del 2008?

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    Berlusconi ha deciso sì o no di dare l'ultima sua battaglia? L'oggetto di questa campagna è o no il risanamento e il rilancio del paese nel caos dell'euro e nel quadro dell'assedio franco-tedesco all'Italia? Se la risposta alle prime due domande è sì, e sembra che sia così, passiamo alla terza e alla quarta.

    Questo obiettivo di risanamento e rilancio può essere perseguito dall'attuale governo, dall'attuale ministro dell'Economia, dalla confusa e periclitante armata che, in condizioni numeriche e politiche sempre meno rassicuranti, ha ancora la titolarità del mandato elettorale del 2008? Le elezioni sono o non sono l'unico modo rimasto, legittimo e ineludibile, per far decidere agli italiani se il ciclo del maggioritario, dei governi di mandato, del bipolarismo politico è ancora vitale, prevale ancora sulla lugubre riproposizione di pasticci emergenziali senza capo né coda? Se la risposta è che la sopravvivenza mediocre, esposta all'incidente parlamentare continuo, è il contrario di una vita politica seria e responsabile, ed espone a una fine ingloriosa la grande riforma che ha cambiato il volto dell'Italia politica, allora quel che c'è da fare si sa benissimo.

    Il presidente del Consiglio chiede la fiducia sulla legge di stabilità e sul maxiemendamento, cioè sulla linea economica delle riforme, la sua premessa e garanzia istituzionale. Cosa già annunciata ieri mattina dopo una disordinata rincorsa di voci sul getto della spugna. Lo fa dicendo alcune cose semplici. Primo. Questa linea non ha alternative, l'ho concordata con le autorità finanziarie e politiche europee, nessun altro governo sarebbe oggi in grado di realizzarla.

    Secondo. Questa linea non avrebbe senso se l'Italia, dopo averla varata, non si mettesse in grado di fermare l'aggressione politica e finanziaria al suo debito pubblico e al suo sistema bancario, in nome della robustezza dei suoi fondamentali, dall'avanzo primario alla solidità del sistema bancario e alla sostenibilità del debito espresso in titoli di stato. Per far questo occorre fare quello che l'opinione qualificata di mezzo mondo suggerisce di fare: dare alla Banca centrale europea il mandato imperativo di tutelare la stabilità dei prezzi e insieme difendere la moneta comune nella funzione di prestatore di ultima istanza, riorganizzare il governo europeo su basi democratiche con l'elezione del presidente dell'Unione. Terzo. Riformare il paese e rovesciare la strategia che ha voluto ridurre a uno schema “greco” l'economia italiana, al di fuori di ogni logica se non quella degli interessi nazionali franco-tedeschi, è impossibile senza che una nuova maggioranza di italiani investa un nuovo governo di una piena autorità politica. Questo andrà a dire il presidente del Consiglio al presidente della Repubblica, chiedendo che le Camere vengano sciolte e che si convochino in tempi rapidi nuove elezioni politiche. E mettendo in campo le sue dimissioni da presidente del Consiglio.

    Berlusconi, agendo in questo modo, spiegherebbe a tutti la vera posta in gioco. Con questa eventuale fiducia strategica, uscirebbe dall'angolo in cui è stato messo, rimotiverebbe la sua leadership, innescherebbe una riflessione non politicista nelle opposizioni, aiuterebbe gli italiani a capire di che si tratta e aprirebbe una fase interamente nuova. A quel punto o il capo dello stato rinvia il governo alle Camere, e allora si stabilisce un nuovo equilibrio che allarga la maggioranza. Oppure prova soluzioni diverse e di rito istituzionale, sapendole impossibili per l'esistenza di un governo maggioritario non sfiduciato che chiede le elezioni per ragioni serie e gravi, modello Westminster. Alla fine si vota sotto la neve e si vede chi convince la maggioranza del paese. In caso di sfiducia, si sa che Berlusconi non è caduto per consunzione o per un incidente stradale, ed è la premessa decisiva per l'ultima battaglia. In caso di pasticcio forzato, lo si può smontare.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.