Elezioni sotto la neve, e un superministro economico subito
Il mio stato d'animo è quello dell'elegia, della malinconia e dell'amicizia. Vorrei scrivere una lettera a Berlusconi, al quale il mio cuore dà del lei ma la mia testa dà del tu da molti anni, e dirgli che magnifica opera è stata la sua, quanto è migliore il paese irriformabile che lascia dietro la scia della storia pubblica e intima del berlusconismo, e aggiungerei che ha vinto nonostante il cappio intorno al collo, nonostante il Financial Times, nonostante tutto.
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Caro direttore. Incombe su tutti noi una rinnovata palude di poteri più immobili che forti, più irresponsabili che autoritari. Vie di uscita? Boh. Comunque “nuove” soluzioni, anche di larga intesa, hanno credibilità solo se passano per il voto e risolvono prima la questione che sta inquinando tutto, il Quirinale, impegnandosi a rieleggere Giorgio Napolitano. Altre strade? Se ci sono, sono politiche non tecniche: quelle tecniche si occupano solo di finanziamenti alle grandi banche via patrimoniale. Comunque, se vuoi la pace, prepara la guerra. Per andare al voto senza suicidarsi il centrodestra deve articolare l'offerta magari separando la questione Berlusconi con una bella lista (Forza Silvio!) da quelle dei partiti che candideranno il duo Alfano (Pdl)-Maroni (Lega) per Palazzo Chigi. Via dunque con Forza Silvio! (che blocca la patrimoniale), con Forza Sud, con la Destra e naturalmente la Lega che difende le pensioni di anzianità. Manca un tassello: la borghesia del Nord non si fida dei banchieri traffichini (con annessi Casini) ma ha perso fiducia sia in Silvio sia in Giulio (Tremonti). Soluzione? Liste Pdl al Nord piene di uomini dell'impresa (ma anche di sindacalisti coraggiosi). Però la scelta decisiva sarà chi candidano a ministro dell'Economia: perché non reclutano un magnifico manager come Paolo Scaroni? O puntano sull'usato sicuro di un ottimo economista ora un po' tremontato come Domenico Siniscalco? E se importassero un altro Dominick, Salvatore, pregiatissimo studioso Mit di Commercio internazionale che ha il singolare vizio di parlare bene del suo Paese?
Lodovico Festa
Caro Festa. Il mio stato d'animo è quello dell'elegia, della malinconia e dell'amicizia. Vorrei scrivere una lettera a Berlusconi, al quale il mio cuore dà del lei ma la mia testa dà del tu da molti anni, e dirgli che magnifica opera è stata la sua, quanto è migliore il paese irriformabile che lascia dietro la scia della storia pubblica e intima del berlusconismo, e aggiungerei che ha vinto nonostante il cappio intorno al collo, nonostante il Financial Times, nonostante tutto. Non gli si chiedeva di non fare errori, anche quello gli ho ingenuamente chiesto per anni ma era una richiesta senza senso, gli si chiedeva invece di essere, parlare, agire, scompigliare con grazia e follia e resistere per quel che era. Lo ha fatto, nei limiti del possibile, ma nessuno alla fine è tenuto alle cose impossibili.
Un amico mi rimette sulla strada del buonsenso, e mi invita a ragionare ancora di politica. Ancora! Qualunque governo comunque truccato oggi è in perdita per il paese e per l'Italia varia che in Berlusconi si è riconosciuta per così tanti anni. Subiremo un governo Letta, che è persona seria e responsabile, un governo Alfano, soluzione acerba ma possibile, e perfino un esecutivo di compromesso con i democristiani e la loro inesauribile capacità di interpretare il paese peggiore, quello che ama scomporre e ricomporre, come dice Pomicino, per fare bignè sempre saporiti, e qualche ulteriore debituccio o qualche patrimoniale che scarica i debitucci su chi ha lavorato e si è comprato una casa, o altre demagogicherie fantastilioniche. Ma subiremo tutte queste belle cose nella più totale disillusione, come sentimento del tempo e programma pubblicistico e civile (a parte il resto). Un cretino col botto, nel paese dei ristoranti pieni e di milioni di bottiglie scolate, ha anche ipotizzato un governo Monti, anche lui una persona seria, con zio Letta (Gianni) e nipote Letta (Enrico) vicepresidenti. Tutto è possibile nel pianeta delle scimmie.
Se Berlusconi deciderà di dare ancora una volta battaglia con una sua lista personale, pare che sia nelle sue corde, e di lanciare il Pdl sulla via di un'autonomia politica e di una candidatura alla leadership affidata a qualcuno accettato dalla maggioranza, tenendosi stretta la Lega e allargando per quanto possibile lo schieramento contrario alla restaurazione, vedremo che cosa fare. Le elezioni sotto la neve, però, sono una soluzione difficile, essendo critica e complicata per tutti, e chissà. La voce tonante del Cav. forse le renderebbe improcrastinabili vista la regola antiribaltonica e antipasticci iscritta nel dna del maggioritario e della legge elettorale, e molti altri fattori tranne le convenienze di lobby assai potenti, le consigliano. In quel caso c'è un solo vero problema: la candidatura – ha ragione Lodovico Festa – di un ministro dell'Economia coi fiocchi. Il recupero di terreno con la borghesia del nord, con gli imprenditori e investitori e risparmiatori, intorno a un nome significativo, sarebbero probabilmente di immenso rilievo, vista la totale impresentabilità dell'opposizione, e del suo cartello dei no, dei ni, e dei forse.
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