Le elezioni subito, naturalmente
Le elezioni subito, naturalmente. Domani, 4 novembre, doveva essere il giorno della vittoria (e anche il giorno della verità). Misure economiche di secca e inaudita radicalità, un decreto legge di riforme liberali che stravolge la malattia cronica di economia e società italiana. Firmato Berlusconi. Troppa grazia. Hanno fucilato il firmatario. Gli hanno impedito di decidere, di agire. Lo hanno paralizzato.
Le elezioni subito, naturalmente. Domani, 4 novembre, doveva essere il giorno della vittoria (e anche il giorno della verità). Misure economiche di secca e inaudita radicalità, un decreto legge di riforme liberali che stravolge la malattia cronica di economia e società italiana. Firmato Berlusconi. Garantito dai poteri sovranazionali europei. Necessario e urgente, i suoi specifici requisiti. Le opposizioni messe di fronte alle loro responsabilità. Basta fanghiglia. Basta retorica. Basta demagogia. Rimboccarsi le maniche sul serio. Abbandonare i sogni di ribaltone mascherato. Mettersi a preparare un'alternativa di governo e di programma per la fine della legislatura. Troppa grazia. Hanno fucilato il firmatario. Gli hanno impedito di decidere, di agire. Lo hanno paralizzato.
Ormai c'è una sola via d'uscita. Sempre che s'intenda la qualità dello scontro. Il vero punto è: consociativismo e piagnisteo oppure maggioritario e ottimismo e riforme che squillano, che reinnescano qualcosa, che ridanno il gusto dell'azzardo sul futuro. Che Berlusconi abbia sbagliato quasi tutto questo giornale può dirlo perché i suoi sconsigli amorevoli li ha dati per tempo. E anche i consigli. Ma non è quello il problema.
Non c'è alternativa. Deve chiedere le elezioni prima di cadere malamente, deve spiegarsi e affrontare ogni contraddittorio possibile, deve agitare l'atto mancato, il decreto-Europa, come una bandiera. Se vince, vince e nulla sarà più come prima, sia detto magari con un eccesso di ottimismo. Se perde, ci sarà una minoranza di blocco possente, capace di impedire che si torni indietro di vent'anni e di organizzare, a quel punto anche con un cambiamento di leadership che sia un'uscita ordinata e forte dal vecchio modulo del berlusconismo. E intanto dovrebbe dire che per quanto lo riguarda la rielezione di Napolitano è cosa fatta. Questa è lotta politica, illuminata da qualcosa che assomiglia a un criterio di verità e di utile, anche e soprattutto per questo paese. Elezioni sotto la neve, spiazzamento generale. Ve la deve dare lui la soluzione alla Zapatero, ve la deve dare. E vediamo se rimettete in piedi una specie di governo Dini, fucilatori e mezze figure del partitone parruccone.
Il commento integrale sarà pubblicato nel Foglio in edicola domani


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