Ma questo è lo spirito di frontiera della corte dei gentili
Caro Francesco, hai diritto di dire la tua di cattolico fervente e intelligente e intransigente, in ogni senso tridentino, hai diritto anche al tono aspro dell'invettiva. I giornali che si dicono laici comminano silenzio, oscuramento e isolamento a posizioni come questa che tu esprimi; un giornale laico senza bisogno di dirlo può e deve invece darti la giusta ospitalità. E una risposta in dissenso. Ho una piccola consuetudine con il cardinal Ravasi, niente di impegnativo per lui, e lo stimo.
Leggi Io, cattolico pacelliano, dico al card. Ravasi che ad Assisi ha sbagliato atei di Francesco Agnoli
Caro Francesco, hai diritto di dire la tua di cattolico fervente e intelligente e intransigente, in ogni senso tridentino, hai diritto anche al tono aspro dell'invettiva. I giornali che si dicono laici comminano silenzio, oscuramento e isolamento a posizioni come questa che tu esprimi; un giornale laico senza bisogno di dirlo può e deve invece darti la giusta ospitalità. E una risposta in dissenso.
Ho una piccola consuetudine con il cardinal Ravasi, niente di impegnativo per lui, e lo stimo. Ha intensi rapporti d'ufficio con la vanità del mondo, non può non rischiare perfino qualche frivolezza, qualche sofisma letterario, qualche semplificazione che crede utile alla causa. Ma è un uomo di chiesa e di cultura che lavora con il Papa e per il Papa, forte delle sue idee e, credo, consapevole della distanza fra dibattito e magistero. Però il magistero non è e non può essere una prigione. E non esistono protocolli di un saggio dialogo rispettoso del dogma. A me il dogma, la teoria dell'oggettività del dogma, sembra nel mondo di oggi una risorsa di libertà, come a te. La vanificazione della ragione e dell'ontologia, della percezione stessa della realtà dell'essere, è una moda filosofica vestita di varie acconciature fenomenologiche, di molti metodologismi che portano certi intellettuali atei a dire le stupidaggini che tu imputi, non senza ragione, ad alcuni testi della Kristeva e di Bodei. Ma Ravasi spiega bene, nel saggio introduttivo alla raccolta sul “Cortile dei gentili” appena edita da Donzelli, lo spirito di frontiera che lo anima.
Hai la bontà o la distrazione sufficienti per accostarmi a Marcello Pera, ben altri titoli accademici e ben altro percorso personale. Lasciami da solo, e tieni conto che per me in generale essere invitato o non essere invitato è lo stesso, magari con una leggera preferenza per la seconda variante. Mio fratello, che è spiritoso, una volta che ero di malumore, mi disse: “Caro Giuliano, non ti invito più a cena perché vedo che ti offendi”. Ma questo è solo un piccolo particolare personale. Seguirono e seguiranno numerose cene.
Per il resto, è comprensibile che tu ti senta adirato, e che scagli contro il cardinale la tua pietra cristiana, ma dovendo parlare e ascoltare, e lo si deve in certe delicate funzioni intellettuali al servizio della cattolicità, non si può parlare con il solo Jürgen Habermas e ascoltare solo lui. Anche le persone mostruosamente erranti sotto il profilo a noi caro della morale cattolica o dell'etica razionale, su temi come l'eugenetica o l'aborto, possono detenere tesori o comunque patrimoni di cui una chiesa che non è del mondo, ma nel mondo agisce e predica, deve tenere conto con vigile capacità percettiva. Figuriamoci noi che siamo laici non consacrati. Stammi bene con tutta la tua splendida energia, e beata perfidia.
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