I tossicodipendenti da Bankitalia
Tardi e male, diranno i faziosi. Una lottizzazione scongiurata in extremis, gorgheggeranno i tenori meno perversi. Un'istituzione sacra trattata in modo profano, aggiungeranno i nobiluomini della moneta. E Scalfari ci terrà a sciorinare la solita geremiade, come se le precedenti nomine non fossero state il frutto di mille giochi di potere, di consultazioni molto, molto informali, di filiere legate all'amministrazione dello stato, all'economia finanziaria, alle cordate di ogni genere e specie. Ignazio Visco va benissimo.
Tardi e male, diranno i faziosi. Una lottizzazione scongiurata in extremis, gorgheggeranno i tenori meno perversi. Un'istituzione sacra trattata in modo profano, aggiungeranno i nobiluomini della moneta. E Scalfari ci terrà a sciorinare la solita geremiade, come se le precedenti nomine non fossero state il frutto di mille giochi di potere, di consultazioni molto, molto informali, di filiere legate all'amministrazione dello stato, all'economia finanziaria, alle cordate di ogni genere e specie. Ignazio Visco va benissimo. Ci siamo tenuti fuori da questa lotteria impazzita perché pensiamo che la Banca d'Italia sia una branca amministrativa indipendente, ma di nomina governativa e contronomina presidenziale, un'agenzia seria, molto meno rilevante di un tempo in cui si occupava di battere moneta e stabilirne il tasso d'interesse, ma ancora abbastanza importante per pensarci su prima di decidere, calibrare con la solita improntitudine e ingenuità berlusconiana i pro e i contro, per arrivare a una scelta istituzionalmente compatibile con i vari problemi aperti: il veto improprio e capriccioso di Tremonti a candidature che non fossero la sua, superato; il problema di Bini Smaghi, che è persona decente e avrebbe fatto un buon lavoro ma si è messo nella situazione dell'irremovibile di Basilea, con effetti viziosi; il problema di Saccomanni, che senza colpe è rimasto incastrato in un contenzioso alimentato soprattutto dalla polemicuccia giornalistica e politica travestita da augusta preoccupazione per la sacralità violata di una scelta per linee interne. Hanno soffiato sul fuoco di questi problemi ovvii i tossicodipendenti da Bankitalia, che credono di essere eleganti, influenti e potenti perché aleggiano con le loro torpediniere nel mare della decisione paramassonica su Palazzo Koch. Ma via.
Viva la faccia di Bossi, stralunato com'è, che ha detto: voglio Vittorio Grilli perché è di Milano. E tutti i tossicodipendenti a replicare che è un criterio da bar sport. E invece Milano è Milano, lo capiscono anche i sassi, l'argomento allegorizza un po' troppo la storia e il senso di una banca centrale, ma aveva un senso evidente. La scelta è invece caduta su un napoletano, Ignazio Visco, estraneo a questi giochi, un uomo aperto e serio, competente e responsabile, che ha spesso dialogato efficacemente con i lettori del nostro giornale, e che una volta veniva confuso per via di una parentela inesistente con Vincenzo Visco, il grande esattore di sinistra che qualche servizio anche lui al paese lo ha reso. La nostra unica speranza è che la si smetta di giocare con Bankitalia, dall'interno e dall'esterno della sacra istituzione, e che il nuovo governatore vada a Francoforte, prenda sottobraccio Mario Draghi e lo aiuti a lavorare perché l'Europa capisca quel che hanno capito tutti, da Krugman a Posen alla vicina di pianerottolo: le monete in emergenza si difendono con le riforme strutturali e i pareggi del debito e la crescita del pil, sì, ma soprattutto battendo moneta.


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