Cristo non è democristiano
Il Foglio pubblica integralmente il manifesto del cardinal Bagnasco sulla questione antropologica e i valori non negoziabili di Benedetto XVI e Camillo Ruini pronunciato a Todi. Sarà domani in edicola con un commento (qui in parte anticipato) in cui si dice, contro le minimizzazioni e deformazioni già in corso in queste ore, che quel discorso è un fermo tombale, in nome dell'autonomia dei vescovi e della chiesa dalle piccole manovre partitiche di ogni segno, sui tentativi maldestri di ricostruire la Democrazia cristiana, o suoi surrogati, con la benedizione del Corriere della sera.
Grandissimo discorso di Angelo Bagnasco, cardinale e presidente della Conferenza episcopale italiana, a Todi. Lo stesso presule che ha di recente duramente condannato Berlusconi per i comportamenti emersi dalle intercettazioni, denunciate peraltro anch'esse come degenerazione della giustizia, ha messo un fermo tombale alle grandi e piccole manovre per rifare una specie di Democrazia cristiana, per trascinare la chiesa italiana in uno scontro fra schieramenti, che il cardinal Ruini aveva evitato per decenni guadagnando l'autonomia dei movimenti e delle idee giovanpaoline e benedettine. […] Il capo dei vescovi va a Todi, che alcuni avrebbero voluto fosse il laboratorio della spallata politica di corto respiro, e rovescia completamente la frittata.
Con grande piacere intellettuale e per dir così spirituale questo giornale accoglie laicamente, ma l'aveva prevista parlando dei “delusi imminenti da Bagnasco” […]. I vescovi non sono e non saranno, e con loro le parrocchie e i volontariati cattolici che il direttore del Corriere della sera preconizzava inclini a chiudere il capitolo dei criteri di vita per aprire quello del dopo Berlusconi (figuriamoci!), agenzie di politica partitica. Un colpo devastante a chi fa della gloriosa tradizione storica democristiana e popolare uno strumento callido per premiare oggi il cattolicesimo facinoroso dei progressisti alla Bindi, gente perbene ma malamente radicalizzata, pronta ad allearsi con gli opportunisti terzopolisti alla Casini e alla Pisanu, per fare squadra partitica sulla pelle della dottrina dei cristiani veri.
E i cattolici o simil cattolici del Pdl, Cl compresa, non devono per questo rallegrarsi in modo settario: la chiesa italiana dice quel che ha da dire, ed è molto, sia quando è insoddisfatta, come noi del resto, delle politiche pubbliche del governo Berlusconi, e di qualche deriva privata che tale avrebbe dovuto restare, materia per il confessionale e poi per sincere scuse pubbliche mai perventue, sia quando impedisce a vecchie concezioni politiche di risorgere impropriamente, e con effetti devastanti, all'insegna della lotta faziosa contro Berlusconi. Confermiamo, ma stavolta alla luce di parole estremamente chiare nel loro profetismo etico, pronunciate dal capo dei vescovi italiani: la ricchezza di un'Italia eccezionale rispetto al disordine mentale e psciologico dell'occidente ultrasecolarizzato, e fanaticamente laicista, è una ricchezza comune, non ha partito. E sta ai diversi schieramenti laici cercare di farne tesoro con le giuste politiche. […]
Il commento integrale domani sul Foglio in edicola


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