Lamento ottimista sulla barbarie di strada e i buoni pasto

Giuliano Ferrara

Già nel G8 del 2001 si era visto quel misto di irresponsabilità, di rete maligna, di violenti inquadrati, di gente di tutte le risme, anche di alto rango, che teneva bordone al casino urbano. Già allora la televisione registrava la forma squadrista dell'antipolitica, il giovane intruppato in una masnada di teppisti che voleva centrare una camionetta con un estintore mentre intorno fioccavano le molotov contro le banche.

    Già nel G8 del 2001 si era visto quel misto di irresponsabilità, di rete maligna, di violenti inquadrati, di gente di tutte le risme, anche di alto rango, che teneva bordone al casino urbano. Già allora la televisione registrava la forma squadrista dell'antipolitica, il giovane intruppato in una masnada di teppisti che voleva centrare una camionetta con un estintore mentre intorno fioccavano le molotov contro le banche, i negozi, i muri a protezione del summit e altri idoli della protesta no global. Già allora tirarono un faro in faccia a Gad Lerner e ad altri sciagurati che fanno della politica mediatica con l'ideologia, interrompendo una trasmissione che faceva la ruffiana con la piazza, per di più in piazza. Già allora le immagini sono state soffocate dalla propaganda più bieca, per cui perfino il carabiniere che si era difeso fu indotto alla depressione, alla follia, al credere di essere colpevole e di doversi scusare lui per la morte di un giovane disgraziato celebrato come martire da famiglia e istituzioni. Fu già allora il crollo del senso comune, non parliamo di quello dello stato, con il contorno di una reazione rabbiosa, impotente ma altrettanto violenta della polizia, il famoso caso delle caserme dei maltrattamenti e dell'irruzione fuori controllo di una sede socialmente occupata.

    Di nuovo c'è il fatto che dieci anni dopo è cambiato poco. Caro Draghi, non è la crisi che preoccupa giovani e vecchi a causare il disordine prima di tutto logico e culturale che poi si riversa in queste forme nelle piazze. E' l'interpretazione immaginifica e apocalittica della crisi ciò che rovina le teste, agita le emozioni, permette ai ribaldi di mettersi alla testa dei cortei e indirizzarli dove loro conviene. E' il carattere antiparlamentare, squisitamente fascista, di una certa impostazione della campagna anticasta, che porta là dove le persone serie non vorrebbero che qualche migliaio di giovani in rete fossero portati. Non solo in Italia, perché il fenomeno della menzogna e del tradimento delle classi dirigenti, la trahison des clercs, è come la rete, come l'economia, come la politica, è globale.

    Nelle stesse ore della protesta
    romana con le sue scintille di violenza verbale e materiale purtroppo gravide di futuro, il governo ritirava l'attacco duro, spietato ai buoni pasto degli statali. Mi sono sentito coperto di ridicolo. E il giorno prima il Corriere della sera pubblicava un esemplare articolo di Maurizio Ferrera in cui era perfettamente spiegato il contesto del disagio: migliaia di pensioni erogate a 55 anni, una copertura previdenziale per il lavoro, anche quello precario, che si annuncia nei prossimi dieci-quindici-venti anni superiore alla media europea, per non parlare dei guasti morali del welfare, della disabitudine a cercarsi un lavoro, della scomparsa della spinta a fare fortuna, la gente di quel tipo vuole la fortuna con il bollo dell'Inps.

    Che rovinino pure il mondo
    e questo paese e la gente che lo abita, che facciano i loro calcoli cinici, queste torme di esperti, di giornalisti, di magistrati del lavoro, di sessantottini male invecchiati, baby boomers incapaci di far altro che lasciarsi trascinare dalla corrente della stupidità sociale, la più forte del momento; che si prendano pure i complimenti dei pretini, le carezze di famiglie piene di sensi di colpa, facciano. L'unico modo di reagire, a parte le penose battaglie per restituire un senso alla politica, affidate a pochi e sempre infrante contro un muro di opportunismo e sordità, è quello di fare quadrato, difendere gli spazi della verità, dell'interpretazione non sottomessa al pensiero unico e dominante. Non c'è molto altro da fare, ed è un bene che qualcuno lo faccia. Diamoci dentro. I fuochi si spegneranno, prima o poi, e una qualche misura di intelligenza delle cose si farà strada. Ne sono certo.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.