Sangue di tigre e bistecche di leone
Lo spettacolo che sta dando la giustizia forcaiola italiana non è fatto per rallegrare il Cav., e di questi tempi il suo umore e la sua sensibilità personale non sono, per così dire, segnati dall'ardore della speranza. Succede, e nel caso di una personalità così lontana dai protocolli della politica, è anche molto normale.
Lo spettacolo che sta dando la giustizia forcaiola italiana non è fatto per rallegrare il Cav., e di questi tempi il suo umore e la sua sensibilità personale non sono, per così dire, segnati dall'ardore della speranza. Succede, e nel caso di una personalità così lontana dai protocolli della politica, è anche molto normale. L'ipotesi della costruzione ordinata e significativa di una soluzione di ricambio per il ruolo pubblico che ricopre Berlusconi, quello di presidente del Consiglio, è del tutto ordinaria, è ormai naturale. Noi siamo cortigiani della vil razza dannata, ma laici, e da molto tempo ci poniamo il problema dell'esaurimento progressivo di un ciclo politico anomalo e felice, quello del berlusconismo. Lo facciamo con serenità, intanto combattendo per le nostre idee su questo paese e questo mondo, tanto più in quanto sappiamo che dopo il Cav. molte cose verranno a mancare, molta noia dovremo purtroppo respirare, ma l'Italia liberata dalle sue mattane e dalle sue saggezze non tornerà prigioniera dello spirito che ha caratterizzato il peggio delle vecchie élite dominanti.
L'importante è che l'amor nostro beva molte spremute di sangue di tigre e mangi quintali di bistecche di leone. Non è il momento di darla vinta alla declinante inferiorità politica e morale dei suoi nemici e persecutori. Bisogna che prima si rassegnino ad essere avversari politici costituzionali, che si alfabetizzino in stato di diritto e politica, per non parlare dell'economia in stato di crisi, e poi sarà perfino un bene che, in un sistema per la storia riformato dall'Anomalo, si torni a una qualche normalità.
La notizia del fatto che gli girano gira. State certi che i republicones ne faranno un tormentone. Da quegli osservatori previdenti che siamo, avevamo consigliato dopo la batosta di Milano la dieta eccitante delle primarie, e della trasformazione di una autocrazia in una democrazia, come antidoto alle tristezze e come soluzione per rivitalizzare un partito, il Pdl, che certe volte ha il difetto di assomigliare davvero a un partito, ma non sempre nel senso migliore del termine. Qualche spettacolo indecente di ritrattazione del non ritrattabile era da aspettarselo. Qualche eccessiva e focosa e intempestiva ambizione in politica va sempre messa nel conto. E c'è anche tanta gente che molto onestamente si domanda se non sia il caso di dare una voce e magari di dare una mano per un cambio, non sempre nell'esclusivo e personale e corto interesse di qualche persona o cordata. Ma la cosa importante è che ci sia l'happy ending, il lieto fine. Potrebbe non essere trionfale dal punto di vista politico e istituzionale, però l'uomo privato che fa le veci del capo del governo, il signore dell'immaginazione pubblica italiana da tanti anni, posto che segua la dieta che consigliamo, uscirà non solo indenne ma discretamente orgoglioso e umanamente tranquillo dal confronto con quei nevrotici che vogliono fargli la pelle.


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