I vescovi e le bisbocce
Il problema dei cattolici italiani, e della gerarchia che governa la chiesa, non è quello di abbattere Berlusconi per una sua supposta insensibilità e sociale e per la sua disinvoltura etica nei rapporti con le donne. Una campagna in questo senso è notoriamente in atto, con risultati non straordinari, da tre anni, e nella campagna convergono magistrati, media e politici di opposizione abbastanza spregiudicati ma non così incisivi quanto vorrebbe il sistema dell'alternanza democratica.
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Il problema dei cattolici italiani, e della gerarchia che governa la chiesa, non è quello di abbattere Berlusconi per una sua supposta insensibilità e sociale e per la sua disinvoltura etica nei rapporti con le donne. Una campagna in questo senso è notoriamente in atto, con risultati non straordinari, da tre anni, e nella campagna convergono magistrati, media e politici di opposizione abbastanza spregiudicati ma non così incisivi quanto vorrebbe il sistema dell'alternanza democratica. Abbattere Berlusconi, magari con metodi ortodossi, è il loro, irrisolto, problema.
Non crediamo altresì che ai vescovi e alle diocesi, e ai loro giornali, tocchi esercitare una pedagogia ad personam, tanto più in compagnia dei nemici politici di Berlusconi, che si fanno bacchettoni e fedeli per finta (come dice il Papa) peccando di gola, gola politica, a spese della coerenza culturale e del senso morale. Infatti Berlusconi è sempre stato insensibile alle vere questioni etiche occidentali, di quell'occidente visibilmente ubriaco rappresentato dal disperante film “Carnage” o dalle intemerate umoristico-nichiliste di un Woody Allen (“basta che funzioni”, dice, e poi puoi fare quel che ti pare). Invoca quel “senso comune del decoro” richiamato da Bagnasco nella prolusione di ieri, che in privato non necessariamente e non sempre pratica, e ama quei “comportamenti licenziosi” che ricreano nel gioco galante (peccatucci privati veniali). Questo giornale generò una campagna anche antiberlusconiana che finì col produrre una lista pazza e suicida proprio per cercare di far capire a destra e sinistra, sulla cruciale questione della sordità morale verso aborto e bioetica, che si può anche peccare, ma bisogna per lo meno sapere quel che si fa quando si pecchi. Ma l'insensibilità del Cav. è quella di un coureur de femmes o de jupons (sottane), cosa in sé redimibile, invece l'impermeabilità ideologica al “rinnovamento etico” di coloro che obliquamente oggi ne chiedono la scomunica in nome del Signore, di san Paolo e della gerarchia, è laicismo di sottocultura. Questi censori non parlano mai di decoro e di comportamenti licenziosi, aborriscono queste formule per la verità un po' antichizzate, e anzi esaltano pansessualismo e relativismo dalla mattina alla sera, salvo nelle intercettazioni del nemico assoluto. Che i vescovi o i parroci vogliano premiare gli atei canterini o tanti altri mezzi e finti cristiani “spiritualisti” che vogliono il Cavaliere a Canossa per motivi futilmente politici e partigiani, questo non è umanamente e divinamente possibile.
I pastori fanno benissimo, vorrei vedere, a ribadire che certe cose non si fanno, e se si facciano sarebbe bene emendarsene per quanto possibile, e risponderne alla propria fede, se ci sia, o al proprio senso etico. Lo hanno fatto e non possono non continuare a farlo. Ma premiare i banditori del preservativo, dell'aborto, della pillola Ru486, della pillola del giorno dopo, della diagnosi pre-impianto come selezione eugenetica di una nuova specie di bimbi sani e sanamente prodotti anziché caritativamente attesi, questa sembrerebbe una evidente imprudenza pastorale e teologica. E bisognerà pure che agli scrittori di Famiglia cristiana e ai loro emuli diocesani qualcuno lo spieghi per il diritto e per il rovescio. Credere, confermare nella fede, annunciare il vangelo è un conto, ed è la speciale missione di chiese e congregazioni e altre denominazioni, tra cui quelle che si ispirano al potente amore di Dio che fiorì nella mania religiosa di un Lutero, che il Papa in Germania ha trattato con cura e sensibilità ecumenica. E' imbarazzante però, e lo diciamo ai Giovagnoli e ai Rusconi, opinionisti arrembanti sebbene incerti di un cattolicesimo che vorrebbero troppo insicuro nella dottrina e troppo asseverativo nelle scelte “politiche”, anche la sola idea di un consesso vescovile intento a demolire o scomunicare chi ha costruito bene o male una persistente maggioranza d'opinione e di governo intorno al Partito popolare europeo, sezione italiana, per innalzare chi ha in mente non un mondo libero o libertario, buona cosa tutto sommato a patto che si sappia di che cosa si parli, ma un demi monde libertino che si piega in ginocchio davanti ai pastori se solo quelli gli danno una mano, in politica, a fare quel che da soli non gli riesce.
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