Borse europee in ribasso
L'allarmismo è una brutta bestia
E' stata l'estate dell'allarmismo. Gli incendiari si sono lavorati ben bene le Borse, la quotazione dei titoli pubblici, i rating dei bilanci statali, compresa l'inedita svalutazione della tripla A che l'agenzia globale Moody's aveva sempre attribuito al tesoro pubblico del paese più ricco del mondo, gli Stati Uniti. L'allarmismo è una brutta bestia. Diffonde insicurezza e paura, smobilita risorse utili, deprime i consumi, diffonde sfiducia, deprezza il valore di imprese e banche, induce a comportamenti volatili i legislatori.
Avvio di settimana in ribasso per le Borse europee, in particolare Parigi. L'indice FtseMib ha segnato un calo del 4 per cento. Particolarmente colpiti i titoli bancari: Unicredit è stato sospeso al ribasso dopo aver raggiunto -7,5 per cento, Intesa Sanpaolo ha ceduto il 5,6 per cento. Tra gli assicurativi: Fonsai ha perso il -5,4 per cento. Il titolo di Fiat ha raggiunto il -4,8 per cento. I rialzi sono pervenuti solo nel calcio per Juventus (+1,4 per cento) e Lazio (+2,5) dopo le belle prestazioni in campionato. Lo spread tra Btp e Bund ha superato i 380 punti, e al momento si è assestato a 370. All'origine dei timori nelle piazze borsistiche europee pesa sopratutto l'annuncio del governo di greco di avere denaro sufficiente solo fino a ottobre per finanziare lo stato.
Pubblichiamo l'editoriale di Giuliano Ferrara uscito domenica sul Giornale
E' stata l'estate dell'allarmismo. Gli incendiari si sono lavorati ben bene le Borse, la quotazione dei titoli pubblici, i rating dei bilanci statali, compresa l'inedita svalutazione della tripla A che l'agenzia globale Moody's aveva sempre attribuito al tesoro pubblico del paese più ricco del mondo, gli Stati Uniti. L'allarmismo è una brutta bestia. Diffonde insicurezza e paura, smobilita risorse utili, deprime i consumi, diffonde sfiducia, deprezza il valore di imprese e banche, induce a comportamenti volatili i legislatori, impedisce il varo di strategie per la crescita e per il lavoro, disincentiva gli investimenti e la ricerca, crea agitazione, odio e invidia sociale. L'allarmismo fa guadagnare alcuni, pochi, e fa perdere altri, molti. È uno strumento di destabilizzazione politica ad alto rischio, induce comportamenti estremisti, si muove a slavina ingrossandosi a ogni passo. Appena possono, gli allarmisti diventano decisamente e cinicamente catastrofisti, allora il mondo in cui viviamo appare un'immensa minaccia che insidia la coscienza individuale e di gruppo, si comincia a vivere l'invivibile, ogni sforzo pare inutile, ogni strumento di reazione inservibile, lo spread sugli interessi dei titoli di Stato si fa orco, il calo in Borsa si fa declino ineluttabile, i mercati sembrano belve affamate pronte a divorare i risparmi e il frutto del lavoro, il futuro immaginario e tenebroso si mangia il presente e le mille lezioni del passato.
Allarmismo e catastrofismo non sono solo noti mezzi per arricchirsi rapidamente a spese dell'ingenuità pubblica e privata, non si limitano a funzionare come arnesi di scasso politico al servizio di lobby astute e irresponsabili, sono qualcosa di più grande e perfino tremendo: sono ideologia corrente, una falsa coscienza della realtà, un modo di essere o una seconda pelle che indossa da decenni l'Occidente, con le sue fonti di informazione globalizzate, con i gruppi di interesse che spingono per la diffusione del terrore negli ambienti dell'economia, della ricerca & previsione scientifica, delle agenzie internazionali che aspirano al governo del pianeta. Un mondo impaurito, che assimila i luoghi comuni sulla salute, le sciocchezze sulla prevenzione sistematica come forma di vita, le immagini della natura come incombente disastro di ogni giorno, è un mondo più facilmente asservibile a quei meccanismi irriflessi che generano nuovi poteri e permettono un esercizio più disinvolto di vecchi poteri. La cultura apocalittica, che abbiamo assaggiato questa estate in una forma estrema, e che ora ci mette le mani in tasca e trasforma un debito ampiamente garantito e variamente gestibile in una potenziale insolvenza,e l'Italia in un ammalato speciale dentro una corsia d'ospedale in cui sono ricoverati praticamente tutti, è il sostituto della lotta di classe novecentesca, dell'utopia regressiva dell'eguaglianza universale, un vero attentato alla libertà civile e alla libertà di pensiero.
Non è facile, ma Berlusconi dovrebbe cercare di sottrarsi alla tenaglia che vuole fare di lui un imputato in servizio permanente effettivo e adesso anche il cerbero che è delegato a gestire a colpi di tasse e patrimoniali un'emergenza dopo l'altra. La battaglia contro il declinismo, contro l'avvilente rappresentazione confindustriale e sindacale di un paese in pericolo, dovrebbe stare al primo punto della sua agenda liberale. Come si è visto a Francoforte, un aspetto decisivo della famosa crisi da debito, che partendo dall'Europa ha contaminato mezzo mondo, è la grave divisione della Germania sul da farsi, l'irresolutezza politica pronta a tutto e a niente con la quale siaffrontal'ovvio problema di un'Europa monetaria unica priva di un serio cointeressamento dell'unione a un destino economico e istituzionale comune, priva di un centro di comando sottratto a miopie ed egoismi nazionali. Ma la guerra contro i catastrofisti interessati al ribasso finanziario si può combattere e vincere solo se si associa alla campagna contro l'ideologia del declino universale e della paura verdeggiante, ecologica, sanitaria, previdenziale, tutti aspetti decisivi di un modo divita fondato su un'ingenua inconsapevolezza della contingenza del mondo.


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