Le assurde risate che tengono in ostaggio la fantasia di un paese

Giuliano Ferrara

Verrà il giorno della vergogna. Siccome nessuno ha il coraggio civile di vergognarsi adesso, sarà la comunità nazionale, per bocca dei suoi storici e interpreti più autorevoli, a sancire in futuro che questa fu l'epoca del guardonismo e dell'origliamento..

    Verrà il giorno della vergogna. Siccome nessuno ha il coraggio civile di vergognarsi adesso, sarà la comunità nazionale, per bocca dei suoi storici e interpreti più autorevoli, a sancire in futuro che questa fu l'epoca del guardonismo e dell'origliamento, e che intorno alle chiacchiere private scollacciate, o umani sfoghi, dell'uomo pubblico più rilevante della nostra storia recente fu imbastita una commedia grottesca che non aveva precedenti nella storia del diritto, della politica e del costume nel mondo intero.

    Si può stare nel fango, nella palta, nella merda con la testa fuori dal pelo della vasca, ma affondare in una bovazza, tuffarsi in una pozzanghera e nuotarci in immersione per anni, questo è l'inaudito che viviamo. Attraverso la falsa procedura di un accertamento di reati inverosimili, toghe faziose, magistrati primedonne e giornali goduriosamente tabloid tengono in ostaggio la fantasia di un grande paese, lo contaminano con gli scarti di umori privati spacciati per responsabilità pubbliche, e ci inducono nella tentazione di un disperato e solipsistico teatrino dello spionaggio dal buco della serratura. Con effetti devastanti sulle libertà civili, di cui la privacy è un fondamento, e sullo status internazionale del paese, per non dire del risultato di maleducazione o mala educacion della coscienza popolare intorno al confine del lecito e dell'illecito nella lotta politica.

    Berlusconi sembra fatto apposta per cadere in qualsiasi trappola linguistica (le famose gaffe), giudiziaria, retorica e politica, ma le trappole sono il problema, non Berlusconi. Siamo diventati un luogo di inganni, un paesaggio di agguati notturni, quello che fa di giorno il capo di un governo ha perso qualsiasi rilevanza, perché lo spettacolino nazionale riguarda ormai esclusivamente quello che fa di notte. Qualcuno sostiene che è il solito romanzone d'appendice all'italiana, che anche Mussolini, Churchill e molti altri sono stati raccontati da quel maggiordomo per il quale nessuno è mai veramente grande e anzi, come scrive Montaigne, anche sul trono più alto ciascuno è seduto sul proprio culo. E in parte sarà anche così, la degenerazione di un grande spirito melodrammatico in operetta e fotoromanzo. Ma non si sfugge all'impressione che ci stiamo facendo male da soli, e molto, quando il canovaccio delle nostre indignazioni e riprovazioni, nonché delle nostre assurde risate, prevede anche la propalazione di imbarazzanti battute private sui capi di stato e di governo del mondo. Se la stessa legge valesse per gli altri, una specie di universale wikitrash, staremmo freschi.

    E' il mito sciocco della trasparenza che divora il principio sacro della privatezza delle comunicazioni, stabilito in tutte le leggi e in tutte le costituzioni, la nostra compresa. Un mondo perfettamente trasparente sarebbe invivibile per tutti. Metteremmo, se fossimo perfettamente trasparenti la parola fine alle nostre passioni, all'amicizia, all'amore, al coraggio e alla paura; diventeremmo strani animali artificiali incapaci di creatività, privi del diritto al sortilegio e al magheggio della vita quotidiana, vivremmo un delirio di intrusività senza capo né coda. Berlusconi in fondo è solo (solo!) un leader da abbattere con mezzi rozzi e semilegali, ma il modello civile dell'origliamento e dello spionaggio nella vita privata è qualcosa di mostruoso che ci riguarda.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.