Scrivo di sabato per lunedì, Irene sarà una brezza tesa
“Danni principalmente ad arbusti, alberi con fogliame e casupole. Nessun vero danno a altre strutture. Alcuni danni alla segnaletica leggera. Strade litoranee basse allagate, danni lievi alle banchine, alcune piccole imbarcazioni lacerano gli ormeggi”. Questa è la descrizione scientifica di Irene secondo la scala Saffir-Simpson degli uragani atlantici. Ho vissuto un blackout a Manhattan, esperienza spaesante ma non tragica, pennichella più lunga del solito.
“Danni principalmente ad arbusti, alberi con fogliame e casupole. Nessun vero danno a altre strutture. Alcuni danni alla segnaletica leggera. Strade litoranee basse allagate, danni lievi alle banchine, alcune piccole imbarcazioni lacerano gli ormeggi”. Questa è la descrizione scientifica di Irene secondo la scala Saffir-Simpson degli uragani atlantici. Ho vissuto un blackout a Manhattan, esperienza spaesante ma non tragica, pennichella più lunga del solito. Sono in pensiero per Andrea e Franca, ma up to a point, potrebbero fare tardi a uno spettacolo di Broadway (the show must go on).
Conosco gli americani. Penso di conoscere anche la politica contemporanea e i media. I consulenti e i sindaci, schiavi della prevenzione come scienza e come sudditanza all'idea che essis tessi si fanno dell'opinione pubblica. Scrivo di sabato mattina. Non ne so niente. In Maremma nuvolaglia, umidità, un po' di normale caldo stagionale, quello che eccita Sofri ad addentarmi con i suoi denti di puro ozono. Mi auguro il meglio. Ma sono pervaso dal sospetto che il principio di precauzione, questo orrendo mostro ideologico del nostro tempo, scomoderà un sacco di gente per una brezza appena un po' più fresca, più tesa del solito. E che come al solito ce la stanno raccontando grossa e spessa.
Ormai da alcuni anni mi sorprendo a ripetere agli amici di non credere a quel che c'è scritto nei giornali. Facciamo un giornale che anticipa le notizie ma non le dà. Trattiamo idee e analisi e discussioni, in prevalenza. Ridimensioniamo quanto troviamo scontato e noioso, cioè quasi tutto. Irene spero sia noiosa come il terremoto della east coast. Andasse diversamente, mi cospargo il capo di cenere e chiedo alla generosità del pubblico di accettare scuse colossali e contrite. Ma nella mia scala Saffir-Simpson delle belinate mediatiche, delle retoriche preventive del mio sindaco Bloomberg e del presidente di mia moglie, Obama, è previsto un giudizio anticipato: a parte arbusti e imbarcazioni leggere, seriamente a rischio, New York dovrebbe farcela anche stavolta. Contro Irene e contro gli irenologi. E' soprattutto un auspicio, ma anche un po' una previsione.


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