L'anatema ai partiti è scemo come l'apologia della società civile
Faccio parte per li rami della società civile. Nessuno è perfetto. Assicurano il mio lignaggio nonni avvocati, nonne pianista e farmacista. Ma al contrario di Umberto Eco e Michele Brambilla, cronisti della nostra epoca, non mi ritengo socialmente così diverso dal massaggiatore del Milan, dal geometra di Arcore e dalle belle ragazze, giovani mamme e signore varie promosse da Berlusconi a funzioni politiche nelle assemblee elettive e nel governo. Perché dovrei?
Faccio parte per li rami della società civile. Nessuno è perfetto. Assicurano il mio lignaggio nonni avvocati, nonne pianista e farmacista. Ma al contrario di Umberto Eco e Michele Brambilla, cronisti della nostra epoca, non mi ritengo socialmente così diverso dal massaggiatore del Milan, dal geometra di Arcore e dalle belle ragazze, giovani mamme e signore varie promosse da Berlusconi a funzioni politiche nelle assemblee elettive e nel governo. Perché dovrei?
Ciascuno è libero di sentirsi parte di un mondo migliore, e di dannare quello peggiore. Ma dovrebbe riflettere. Marx, che ho letto a lungo la sera in discoteca come Eco legge Kant al piano bar, fece l'anatomia della società civile moderna. Scoprì che era il capitalismo. Un circuito di merce-denaro-merce che piano piano si realizza finanziariamente nella circolazione di denaro-merce-denaro. Che cosa ci sia in sé di tanto onorevole, di così squisito, nel mondo delle professioni liberali, nell'economia dei capitali e dei servizi, dell'industria e del commercio e dei servizi, questo a me sfugge. La società non è più nobile della sua rappresentanza politica, ne è notoriamente lo specchio. E se è perfettamente vero che la chiamata berlusconiana arrivò dall'alto, come ricorda Eco per distinguere le plastiche conformiste del Cav. dagli indignati carnali di piazza Duomo che hanno votato Pisapia sconfiggendo anche il D'Alema altezzoso che parlò al castello di Gargonza, il difensore dei partiti tanto intelligente ma ormai consegnato dai neopuritani all'immagine di un Castruccio Castracani tutto mezzucci e intrighi, bisogna vedere di che cosa era fatto quel picco da cui Berlusconi parlò per adunare un'Italia che ha resistito per molti anni intorno a lui, genialità e barzellette comprese. Era fatto del mercato e della comunicazione pubblicitaria, l'industria sociale della tv commerciale messa in piedi e affermata da Canale5. Berlusconi ebbe successo dall'alto solo e soltanto perché aveva già vinto dal basso. Perché aveva allargato alla società di massa lo spazio tipico delle minoranze etiche, colte e intransigenti.
Fatto si è che queste minoranze firmano contratti, percepiscono diritti, sollecitano ed eseguono commesse, partecipano a concorsi non sempre limpidi in magistratura e nella burocrazia e nell'accademia, coltivano una deontologia che regolarmente si presta a essere tradita, vanno in barca all'occasione e fanno sesso all'occasione, a volte si fanno massaggiare la cervicale dai colleghi del massaggiatore del Milan o si fanno ampliare il tinello della seconda casa da un geometra, possibilmente non di Arcore, e intanto lottano per il potere professionale e culturale, si allineano a imprenditori e finanzieri e tycoon di successo non così socialmente diversi da Berlusconi, e formano comitati, immaginano un mondo libero e pulito, immaginano tante cose belle e leggono tanti libri anche brutti ma con molta compiacenza di sé e molta joie de lire. Il partito di Berlusconi nacque dall'alto, era diversamente alfabetizzato, più popolare e godereccio, ma alla fine fu il Comitato dei comitati. Al posto delle ideologie impersonali, emozionanti ma pericolose, Berlusconi mise sé stesso come ideologia, anche questa un'operazione rischiosa ma non più dell'altra.
Non ha senso porre sotto anatema la società o i partiti, che sono la stessa cosa sotto diverse angolature e con parecchie differenze funzionali. Non voglio dire che tutti sono eguali nel peggiore dei mondi possibili, sono un ottimista che si è informato, dunque un pessimista antropologico, ma con giudizio. Esistono i coraggiosi e i vili, gli onesti e i disonesti, i trafficoni e i traffichini e quelli che riposano in pace con la loro coscienza, esistono anche i dodicimila santi per ogni generazione, come ricorda il Grande Inquisitore di Dostoevskij, e una certa quantità di indemoniati. Ma alla fine quasi tutti guardano la Dandini a loro rischio e pericolo, quasi tutti fanno la fila al casello, quasi tutti nascono nel peccato originale e variamente verranno salvati. Due cattoliconi come Brambilla, cielle, ed Eco, azione cattolica, queste cose dovrebbero saperle.


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