La gogna mediatica è infamante per politica e democrazia

Giuliano Ferrara

Quando lo stato s'impiccia di quel che fanno e di che cosa si dicono tra di loro i cittadini, i cittadini diven­tano sudditi e lo stato una tirannia. Quando la segretezza delle comu­nicazioni private è sistematica­mente violata e la loro registrazio­ne è pubblicata dai giornali e tra­smessa da radio e tv, il potere pubblico limita­to per legge, quello li­berale, si trasforma in potere totalitario. Non c'è obbligo di azione penale che possa mini­mamente giustificare il romanzo a puntate degli origliamenti che in Italia, e solo in Italia, si scrive e si pubblica ogni giorno.

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    Pubblichiamo l'editoriale di Giuliano Ferrara pubblicato sul Giornale di domenica 26 giugno.

    Quando lo stato s'impiccia di quel che fanno e di che cosa si dicono tra di loro i cittadini, i cittadini diven­tano sudditi e lo stato una tirannia. Quando la segretezza delle comu­nicazioni private è sistematica­mente violata e la loro registrazio­ne è pubblicata dai giornali e tra­smessa da radio e tv, il potere pubblico limita­to per legge, quello li­berale, si trasforma in potere totalitario. Non c'è obbligo di azione penale che possa mini­mamente giustificare il romanzo a puntate degli origliamenti che in Italia, e solo in Italia, si scrive e si pubblica ogni giorno.

    Decine di migliaia di pagine di in­famia, prive di attinen­za con le indagini che solo in apparenza le giustificano, snaturano la politica e la democra­zia, ci fanno regredire alla fase pri­mitiva della soggezione totale a un soggetto che ci sovrasta imperso­nalmente e ci incute timore e tre­more nella forma sempre più diffu­sa dell'intrusività tecnologica. Se non si blocca questo meccanismo, tutto il resto è inutile: votare e auto­governarsi diventano, in un regi­me senza privacy, parole vuote. Una santa alleanza di governo, op­posizione e poteri neutri dovrebbe prendere atto di questo fatto e provvedere subito. La questione non riguarda affatto la sola maggioranza di governo. Chi ha impedito alle cooperative di sinistra di «avere una banca»? Le intercetta­zioni. Chi ha stroncato la carriera poli­tica del leader forte del centrosini­stra, Massimo D'Alema? Le intercetta­zioni. Chi fece cadere il malandato go­verno dell'Unione presieduto da Ro­mano Prodi? Le intercettazioni.

    Chi favorisce l'ondata di delegittimazio­ne di tutta la politica e la vittoria degli outsider più demagogici, in aperto contrasto con la necessità di costrui­re una coalizione alternativa di gover­no? Le intercettazioni. Ma c'è altro. Dov'è che avviene la saldatura tra il partito combattente dei magistrati, che lavora per la pro­pria influenza politica e tutela corpo­rativa, e il partito mediatico che gover­na di fatto la televisione e i giornali? Nella pratica delle intercettazioni e nel loro abuso pubblico. Su che cosa si fondano le incursioni disgustose della pornopolitica e le ondate di fal­so puritanesimo che puntano a un im­pudico governo delle virtù o dei mi­gliori innalzato sulle forche spionisti­che, sulla fine del pudore? Sulle inter­cettazioni. L'origliamento abusivo travestito da azione legale, con la pubblicazio­ne spensierata sui giornali o la tra­smissione via etere di conversazioni private: questo è l'alfa e l'omèga del feroce attacco alla politica e alla de­mocrazia iniziatosi sotto la Repubbli­ca dei partiti e proseguito da quasi vent'anni sotto il segno della Repub­blica delle procure.

    La Costituzione impone la tutela della segretezza del­le comunicazioni, salvo eccezioni precise e penalmente legittimate, e l'offensiva del partito politicamente irresponsabile si dispiega in aperta violazione della Carta. Nel segreto, pensavano i costituenti, il cittadino realizza la propria libertà privata, di cui può fare un uso legale o un uso criminale, ma quel che conta è la sua libertà, che solo sotto condizioni cer­te di legge si può limitare. Lo stesso ragionamento che aveva indotto i pa­dri costituenti, i quali sapevano benis­simo che delle immunità parlamenta­ri si poteva fare un uso improprio e perfino aberrante, a stabilire comun­que con l'articolo 68 della Costituzio­ne, abrogato nell'anno del Terrore giustizialista, che per mettere sotto scacco penalmente un membro delle Camere occorreva la loro autorizza­zione. Gli origliamenti di stato hanno so­stituito i pentiti e i delatori di stato che disintegrarono la Repubblica dei partiti con accuse di corruzione e di mafia propalate dai professionisti del­la forca.

    Corruzione e mafia c'erano e ci sono. Il punto è che la lotta contro la corruzione e la mafia si è trasforma­ta in un'arma politica impropria, in decimazione del sistema rappresen­tativo, in gogna che travolge persone e funzioni a prescindere dagli esiti del­le indagini e dei processi, che si fanno prima del dibattimento con la deten­zione preventiva e la gogna preventi­va al cospetto dell'opinione pubbli­ca. In nessuna parte del mondo gli ori­gliamenti di stato e la loro diffusione selvaggia hanno la funzione politica rivestita in Italia dalle ondate succes­sive di intercettazioni. Se governo, op­posizione e poteri neutri non saran­no in grado di troncare il fenomeno, è meglio che se ne vadano tutti a casa.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.