Libia, la guerra stolta
Sbrigativo e demagogico dire che l'Italia deve ritirarsi dall'impresa di Libia perché non può permettersi l'arrivo di nuove ondate di rifugiati. La politica estera non è una piazzata. Ma ci sono ragioni serie, come sosteniamo fin dall'inizio, perché l'Italia promuova attivamente in sede Nato uno sforzo per una soluzione diplomatica senza vinti né vincitori.
Leggi Gheddafi il beduino di Carlo Panella - Leggi Ma Tripoli dov'è? il diario dalla guerra in Libia di Toni Capuozzo
Sbrigativo e demagogico dire che l'Italia deve ritirarsi dall'impresa di Libia perché non può permettersi l'arrivo di nuove ondate di rifugiati. La politica estera non è una piazzata. Ma ci sono ragioni serie, come sosteniamo fin dall'inizio, perché l'Italia promuova attivamente in sede Nato uno sforzo per una soluzione diplomatica senza vinti né vincitori. Ormai si tratta con i talebani, una forza pimpante e feroce in piena attività terroristica, si potrà bene trattare con il dittatore in pensione Gheddafi e con le tribù che gli si sono rivoltate contro per una tregua di medio periodo che si fondi sull'indebolimento già ottenuto del regime di Tripoli e sullo stallo militare e politico, sempre più costoso anche in termini di vittime civili.
Le ragioni dell'Alleanza atlantica e quelle della solidarietà europea non escludono, anzi implicano, un ripensamento, naturalmente a certe condizioni, di una guerra nata male, durata già troppo a lungo senza conseguire alcun risultato utile, e dirazzata rispetto al falso scopo umanitario delle origini, ratificato da una risoluzione dell'Onu che inspiegabilmente premiò una logica vagamente neocoloniale suffragata da pruriti ideologici della rive gauche parigina e da spericolati ambienti liberal di Foggy Bottom, il dipartimento di stato americano. Le guerre sono una cosa troppo seria per essere condotte a casaccio, per partito preso o in base a motivazioni instabili e con risultati che contraddicono in modo grottesco il cosiddetto afflato umanitario. Il ministro degli Esteri italiano, che è una persona seria, avrà modo di riflettere sul famoso motto di Talleyrand, uno che il mestiere lo conosceva: “Surtout pas trop de zèle”.
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