Le toghe vanno a caccia di crimini che non esistono

E' il solito meccanismo: intercettazione a strascico e gogna mediatica

Giuliano Ferrara

Da Wikipedia: “Il sottobosco è quella parte dell'ambiente boschivo che si sviluppa all'ombra degli al­beri ad alto fusto in situazione di scarsa illuminazione ed elevata umidità. Il sottobosco è un habi­tat ideale per molte specie animali, che in esso trovano riparo e da esso traggono nutrimento: uccel­li di piccole dimensioni quali il merlo, il tordo, lo scricciolo, le cince, il fringuello, il pettirosso, il frosone, ma anche rapaci come il falco, la civetta, il gufo".

Leggi La prova dell'impronta del diavolo di Umberto Silva

    Pubblichiamo dal Giornale di domenica l'editoriale di Giuliano Ferrara

    Da Wikipedia: “Il sottobosco è quella parte dell'ambiente boschivo che si sviluppa all'ombra degli al­beri ad alto fusto in situazione di scarsa illuminazione ed elevata umidità. Il sottobosco è un habi­tat ideale per molte specie animali, che in esso trovano riparo e da esso traggono nutrimento: uccel­li di piccole dimensioni quali il merlo, il tordo, lo scricciolo, le cince, il fringuello, il pettirosso, il frosone, ma anche rapaci come il falco, la civetta, il gufo; mammiferi carnivori di piccole dimensioni quali la volpe e la martora; spazzi­ni del sottobosco come gli onnivo­ri cinghiali; i caprioli, che amano vivere nel sottobosco più fitto; piccoli roditori come il quercino, il ghiro e gli scoiattoli; serpenti come la biscia e la vipe­ra”.

    Luigi Bisignani non è un tordo ma nemme­no una vipera. Lavora da sempre nel sottobosco, come molti altri animali politici di tutte le specie, di tutte le tendenze politiche. Intercettate la natura e avrete suoni a diverso registro timbrico per una conversazione inconcludente in cui nutrimento, gioco e sopravvivenza si rincorrono con spontanea noncuranza. Non sarà un caso se nelle chiacchierate divulgate ai giornali nell'ambito di un'indagine da stato di polizia, spesso impudiche e talvolta gustose, ricorrono nomi politici che dovrebbero essere incompatibili come D'Alema, Montezemolo, Letta, amici di Prodi e mol­ti interlocutori del mondo del potere industriale, economico e finanziario, privato e di Stato. La politica è da sempre fatta così, a ogni latitudine e longitudine: scarsa illuminazione e molta umidità all'ombra di alberi d'alto fu­sto. Sullo stato di salute degli albe­ri d'alto fusto la diagnosi va facen­dosi sempre più malinconica, ma il sottobosco non verrà mai sradi­cato dal panorama della città, dal bosco umano in cui siamo obbli­gati a convivere. Il problema non è nelle quattro fesserie che si sono detti al telefo­no gli attori dell'ultimo teatrino detto della P4.

    Il problema è che la politica è così debole e divisa da non riuscire a impedire lo scandalo infinito delle retate telefo­niche. Caduto l'articolo 68 della Costituzione, voluto dai padri della Re­pubblica, non esiste più riparo dallo “estado policial”. Il principio di ba­se della giustizia è che si indaga su notizie di reato, e queste notizie de­vono essere sufficientemente defini­te. Da anni, con le intercettazioni, che sono il sostituto politico di ciò che ha rappresentato il cattivo penti­tismo negli affari di mafia, avviene il contrario. Certi pubblici ministeri ascoltano le conversazioni private ad libitum , si inoltrano nel sottobosco e vanno a caccia di passeri e fringuelli molto ciarlieri, e poi sparano ipotesi di reato fantastiche come le associazioni segrete, naturalmente per delinquere, e se le ipotesi cado­no, ecco pronto qualche marchinge­gno come il favoreggiamento o altre fattispecie per emettere ordinanze d i custodia cautelare e passare i testi ai giornali, che li usano in un tripu­dio tribunizio di falso moralismo: l'obiettivo non è vincere un proces­so e affermare la legalità contro il crimine, bensì quello di organizzare un drammone mediatico e distrug­gere la politica, la sua autonomia, i suoi canali informativi riservati, il suo modo di operare che non è mai eticamente irreprensibile, ma non è sempre necessariamente criminale (può succedere anche questo, è ovvio).

    Brigare, spicciare faccende, tene­re relazioni riservate sono cose di or­dinaria amministrazione, strumen­ti ambivalenti e irregolari del funzio­namento delle istituzioni e del mercato.
    Le regole del gioco prevedono questa eccezione concreta alle regole astratte, e chi lo nega è un bugiardo di quattro cotte. Le retate spioni­stiche della magistratura militante, che ormai domina molte città italiane attraverso i suoi rappresentanti entrati in politica, sono un segno di degenerazione del sistema legale, nelle mani di un partito dei magistra­ti che ha una aperta vocazione all'on­nipotenza. “Calunniate, calunnia­te: qualcosa resterà”: così l'astuto Talleyrand.

    La nuova parola d'ordi­ne dei poteri forti mediatico-giudi­ziari è questa: “Intercettate, origlia­te, spiate: qualcosa resterà”. Niente o quasi niente che sappia di effettive responsabilità penali personali, ma un processo di piazza alla politica che non si sa dove mai potrà portare le istituzioni. Questo resta.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.