PRIMARIE SENZA SE E SENZA MA
Ha detto il Cav. a Maurizio Belpietro, per telefono, che non è contrario alle primarie per eleggere il leader (una volta ha detto che le conversazioni telefoniche sono “oniriche”, ma non sono sospettoso). Bene, ne siamo lieti. Ma ha aggiunto che bisogna evitare l'infiltrazione della sinistra con un registro dei sostenitori. E' un “ma” sospetto. La rivoluzione democratica in un partito a guida carismatica e il cambio di passo personale allo scopo di meritarsi nel contraddittorio l'unzione democratica sono una cosa seria. Ci vuole una data ravvicinata, sabato e domenica il 1 e il 2 ottobre.
Ha detto il Cav. a Maurizio Belpietro, per telefono, che non è contrario alle primarie per eleggere il leader (una volta ha detto che le conversazioni telefoniche sono “oniriche”, ma non sono sospettoso). Bene, ne siamo lieti. Ma ha aggiunto che bisogna evitare l'infiltrazione della sinistra con un registro dei sostenitori. E' un “ma” sospetto. La rivoluzione democratica in un partito a guida carismatica e il cambio di passo personale allo scopo di meritarsi nel contraddittorio l'unzione democratica sono una cosa seria. Ci vuole una data ravvicinata, sabato e domenica il 1 e il 2 ottobre. Una disponibilità totale ci vuole, bisogna scommetterci una bella sommetta, sollecitando una politica dei cento fiori, candidature, sconvolgimento delle logiche di apparato e di gruppo in tutte le regioni, insomma rivitalizzazione di una cosa che oggi appare agonizzante e perdente. Il contrario del bunker, del politburo, della conferma burocratica dell'esistente, con nuove logiche di cooptazione al centro e in periferia. Roba alla Mao Tse Tung, con rispetto parlando, non alla Flaminio Piccoli (e ovviamente è un paradosso ironico). Intorno alle primarie devono rigenerarsi un'immagine, uno spirito di coesione politica vero, una capacità di governo che vada oltre le faide inconcludenti e gli scaricabarile, e solo così si recupereranno pezzi di società oggi alla deriva, senza più babbo né mamma, e un sale che si è scipito.
Berlusconi ha tutto il diritto di considerare un rompicoglioni chiunque gli suggerisca la strada politica del rischio, del movimento, della fatica di guadagnarsela. Ma deve starmi a sentire un momento, in nome di una vecchia amicizia da sempre coltivata con affetto. Tra il 1989 e il 1992, prima dell'arresto di Mario Chiesa il 5 aprile, facevo in un certo senso il rompicoglioni personale di Bettino Craxi. Scrivevo e gli dicevo (a lui davo del tu, al Cav. un deferente e spagnolesco “lei” dovuto a un imprenditore che è tra i miei editori): non ti chiudere nel pentapartito, non ne hai bisogno, tutto cambia, cavalca il fenomeno Cossiga, non aspettare che ti ripassi la mano di Palazzo Chigi, non chiudere alla democrazia maggioritaria e alla preferenza unica, le riforme istituzionali sono il tuo cavallo di battaglia, non fare monologhi, non fare del tuo sano anticomunismo una maniera, devi intercettare i voti dei comunisti in crisi, sei un leader socialista, e a forza di insultarli quelli i voti se li tengono e ti bastonano, sii aperto, riforma questo partito del cazzo eccetera. La situazione è diversa, d'accordo, e io so che ci sarà un happy ending. Però dia retta, Cavaliere, la scongiuro.
Festa seria a Berlusconi - LA PROPOSTA DI REGOLAMENTO DELLE PRIMARIE - Tutti al Capranica - Formigoni si candida, ma solo se il Cav. fa un passo indietro - Le primarie piacciono al Pdl, ma non subito e nella legge elettorale


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