Berlusconi il minimalista
Berlusconi ha scelto di minimizzare con stile (“Pregate voi il buon Dio, io sono troppo impegnato per occuparmi del mio funerale”). I suoi luogotenenti ammoniscono contro ogni possibile “scorciatoia”. Si va avanti con Bossi. Punto. Noi preghiamo il buon Dio per loro e per il paese, che da lunedì scorso ha un Allende (nel senso della bonomia perbenista e della fragilità) a Milano e un nuovo piccolo Lauro (nel senso della tradizione plebeista ma stracciona e forcaiola) a Napoli.
Leggi Non c'è un minuto da perdere di Giuliano Ferrara
Berlusconi ha scelto di minimizzare con stile (“Pregate voi il buon Dio, io sono troppo impegnato per occuparmi del mio funerale”). I suoi luogotenenti ammoniscono contro ogni possibile “scorciatoia”. Si va avanti con Bossi. Punto. Noi preghiamo il buon Dio per loro e per il paese, che da lunedì scorso ha un Allende (nel senso della bonomia perbenista e della fragilità) a Milano, e un nuovo piccolo Lauro (nel senso della tradizione plebeista ma stracciona e forcaiola) a Napoli. Non siamo convinti che questa minimizzazione sia la scelta giusta. Pensiamo che il rilancio del governo sia ormai difficilissimo senza una rilegittimazione della leadership, senza un ascolto effettivo del verdetto popolare di Milano e Napoli, senza una lettura non apocalittica ma responsabile di quanto è accaduto, senza un cambiamento nel modo di essere e di porsi del premier e capo del partito di maggioranza relativa, senza la fine dello spirito del monologo, senza mettere in moto una fase di competizione e di coesione fondata su libere e generali primarie per la scelta del presidente del Pdl e dei coordinatori regionali. Insomma, senza un meccanismo di ricostruzione della classe dirigente che sia guidato e governato dalla preoccupazione di far crescere quella forma politica irrisolta che è la creatura con la quale, dopo la svolta del “predellino” e nel fuoco della campagna elettorale politica del 2008, fu sostituita la vecchia Forza Italia.
Può essere che se la cavino, il Cav. e i suoi (quelli davvero amici), ma l'azzardo di fare come nulla fosse è audace. Negoziare con la Lega o le Leghe, da un lato, e con i potentati in ebollizione del Pdl e del governo, dall'altro: è il compito che toccherà al presidente del Consiglio nelle prossime settimane, in una situazione di maggioranza precaria alla Camera e di dispiegate ma spesso oblique ambizioni personali e di gruppo, ringalluzzite dal suo notevole indebolimento. Se Berlusconi insisterà nel piccolo cabotaggio, se non si darà un orizzonte politico che faccia da sostegno al tentativo di rimettere in piedi il governo e il movimento che presiede, riconquistando a idee e significati e prospettive una maggioranza parecchio sbandata, lo aspettano tempi durissimi. Trovare una soluzione che combini il dovere dei conti in regola e l'urgenza di una politica di crescita, arrivare a liberalizzare e defiscalizzare, come consiglia Mario Draghi nel suo ultimo discorso italiano, è una missione di alta acrobazia politica, oltretutto in un'Europa caratterizzata dal drammone greco e dalle nuove regole che impongono manovre succhia-energie e succhia-soldi al sistema economico. Siamo stati i primi a sollevare, per tempo e nei modi che ci assomigliano, senza faziosità, una “questione Tremonti-crescita”. Non vorremmo che alla fine la questione si consumi in una faida ministeriale o in uno scontro cieco, ideologico, senza sbocchi apprezzabili se non altri strappi e rotture. Non ci piacciono le piccole manovre, preferiamo quelle grandi e ambiziose.
Il carisma di Berlusconi non si cancella con un turno elettorale. Ma è offuscato, appannato, opacizzato da molti errori e da una inaudita pressione mediatico-giudiziaria, che si è avvalsa di metodi da trivio. Il monologo non è una risposta. Rimettersi in gioco è la principale qualità del Cav., l'amore che ancora lo circonda in grande parte del paese dipende dal fatto che è un uomo combattivo che ha conosciuto il dolore, ha saputo rischiare, stupire. Rinunciare a questa mossa del cavallo, a un cambiamento di stile, di linea, di procedura, è danzare sull'orlo dell'abisso. Anche i dati di ascolto della tv di sinistra, di cui riferiamo in prima pagina, dimostrano che qualcosa di serio si è inceppato, che il contraddittorio la gente se lo va a cercare quando non lo trova nei canali istituzionali e in una tv governativa. Il fatto che sotto Berlusconi, alla guida di un paese libero e non di un regime, sia nato e si sia a tal punto rafforzato un terzo polo di informazione è da ascrivere anche al suo merito, ma il risultato è che mentre la politica di Berlusconi è più debole anche la sua immagine diventa più piccola e meno interessante. Se si voglia, è sempre possibile minimizzare. Meglio rimediare, quando si tratti di mali estremi.
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