Invettiva contro le anime belle che si sono scordate di Tripoli

Giuliano Ferrara

In Libia paesi ex coloniali, che hanno occupato territori africani e asiatici, bombardano duro da oltre due mesi, mentre l'impero democratico americano, che non assoggetta altri popoli con le armi (talvolta li libera) ed era riluttante in quest'impresa dall'inizio, si ritira in seconda linea e guarda sbigottito. Cos'è? Perché le piazze di Roma, Berlino, Parigi, Londra e Madrid non sono piene di pacifisti? Perché non si vedono sfilate umanitarie dai vari Santoro e soci?

Leggi La stoltezza di Libia e la spettrale unanimità che occulta le guerre vergognose di sé di Massimo Boffa

    In Libia paesi ex coloniali, che hanno occupato territori africani e asiatici, bombardano duro da oltre due mesi, mentre l'impero democratico americano, che non assoggetta altri popoli con le armi (talvolta li libera) ed era riluttante in quest'impresa dall'inizio, si ritira in seconda linea e guarda sbigottito.

    Cos'è? Perché le piazze di Roma, Berlino, Parigi, Londra e Madrid non sono piene di pacifisti? Perché non si vedono sfilate umanitarie dai vari Santoro e soci? Come mai l'ambasciata di Francia, paese guida della guerra stolta, e la Farnesina, non sono sotto assedio? Il vecchio dittatore in pensione e neoaffarista Gheddafi è forse più pericoloso di quanto fossero il gasificatore di curdi e sciiti Saddam o i talebani del mullah Omar, ospiti leali di Bin Laden e dei suoi campi. La Libia è forse il terreno strategico del confronto con il fondamentalismo islamico terrorista, oggi? E' il luogo desertico e dalla luce incolore, il simbolo sabbioso dove si può assopire, come per incanto, la coscienza democratica della sinistra pacifista che ha messo in croce, in nome della pace, Blair e D'Alema e Berlusconi e Clinton e Bush quando liberavano il Kosovo dall'invasione serba del nazionalcomunista Milosevic o l'Afghanistan e l'Iraq dai loro aguzzini di regime?

    Come mai la guerra più sporca di tutte,
    quella che ha indossato la maschera umanitaria della protezione dei civili per partecipare a una oscena guerra civile, non solleva le passioni pulite delle anime belle? Cos'è questo consenso pietrificato, bipartisan, questo stordimento delle facoltà di fronte all'evidenza della menzogna? Ragazze e ragazzi, e preti fervorosi delle tavole della pace e volontari di tutte le risme, che avete fatto il diavolo a quattro quando l'occidente ha rischiato i suoi figli per liberare i figli del regime saddamita e talebano, che siete scesi in piazza contro guerre eroiche e giuste dichiarate da quelli che ci hanno liberato dal fascismo, non dovreste ora, davanti a una guerra dal cielo, callida e bestiale, priva di senso e di coraggio, che somiglia alle imprese del peggior colonialismo mediterraneo, non dovreste farvi avanti?
    Uso toni da invettiva perché trovo drammatico, spettacolare e molto allarmante, il torpore che prende l'opinione pubblica, tanto celebrata nel recente passato come soggetto spontaneo e libero che reagisce alla demenza imperialista delle potenze occidentali o come protesta angelica contro altri oscuri e luciferini disegni del potere, quando i suoi leader decidono di tenerla in sonno. L'opinione pubblica delude sempre chi esercita un minimo di libero pensiero critico sulle cose del mondo: questa è la verità. Scatta o non scatta a comando, come l'interruttore della luce elettrica: ci vuole chi la accenda, sennò se ne resta buia e silente. L'opinione, in quanto tale, si esprime sempre per dogmi coercitivamente conformisti: evoca complotti, non sa distinguere tra il predatore e il seduttore, non capisce l'inaudita gravità di menzogna che copre lo scandalo di stato della calunnia iconica di Ciancimino Jr., e in poche parole bisogna dire che l'opinione pubblica, relativista e bugiarda, prima di tutto verso se stessa, è il sottoprodotto pericoloso della democrazia di massa. Ma forse è un tratto generale della storia umana, se è vero che il filosofo Francesco Bacone, quattro secoli fa, già dava la caccia ai pregiudizi o idoli della tribù, il condizionamento sociale; alle influenze dell'inconscio, gli idola specus, annidati nella spelonca dell'anima; e alle mistificazioni del foro, della pubblica piazza, dove il linguaggio si contamina e svilisce e genera equivoci. Noi pensiamo di ragionare nel segno dell'oggettività, ma l'unica cosa che ci muove è l'opposizione romantica di amico e nemico. Questa è la verità. Per questo la vecchia Europa, basta che riesca a organizzare il consenso umanitario intorno a un'inimicizia, può proteggere le popolazioni civili bombardandole, senza che alcuno alzi anche solo un sopracciglio.

    Leggi La stoltezza di Libia e la spettrale unanimità che occulta le guerre vergognose di sé di Massimo Boffa

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.