Conservatori o no, i “Neanderthal” americani si ribellano contro DSK
"Il caso Strauss-Kahn fa venir voglia di entrare nei Tea Party”, recita la rubrica finanziaria Buttonwood del celebre settimanale The Economist. “Eccolo il Fondo monetario internazionale: una suite da tremila dollari e un volo di prima classe per Parigi”.
Leggi Sesso e giustizia: sparatoria New York-Parigi di Annalena - Leggi Il recluso e la vedova nera di Mattia Ferraresi - Leggi La donna che rinchiuse DSK
"Il caso Strauss-Kahn fa venir voglia di entrare nei Tea Party”, recita la rubrica finanziaria Buttonwood del celebre settimanale The Economist. “Eccolo il Fondo monetario internazionale, l'organo che deve imporre austerità nei paesi indebitati e finanziato dalle tasse di tutto il mondo: una suite da tremila dollari e un volo di prima classe per Parigi”. Il caso dell'economista francese agli arresti a New York per un presunto stupro sta facendo esplodere, senza infingimenti, tutte le differenze di cultura, politica e ideologia che intercorrono fra la Francia, e con essa una certa vecchia Europa, e gli Stati Uniti.
Non è affatto piaciuta ai commentatori americani la definizione che il giornale francese Libération ha dato di Dominique Strauss-Kahn (DSK): “Eroe filosofico”. A usare queste parole è stato il romanziere Luis de Miranda, che ha parlato di “suicidio politico”: “Un gesto talmente impulsivo, in un momento così cruciale della sua vita, non può che essere volontario. Questa caduta Strauss-Kahn l'ha voluta, desiderata. La scintilla spirituale che alberga in fondo all'anima di DSK ha voluto risparmiarci un presidente caligoliano. L'evento newyorchese è un sacrificio, una rinuncia a una superpotenza annunciata, un regalo all'interesse pubblico francese”.
Ma a scatenare le ire dei commentatori americani, liberal e conservatori senza differenze, è stato soprattutto l'articolo di Bernard-Henri Lévy in difesa di Strauss-Khan. Il noto intellettuale parigino ha insinuato sospetti sulla cameriera, ha attaccato il sistema giuridico americano e ha difeso il libertinismo sessuale del presunto stupratore, “un amico delle donne”. Su uno dei maggiori quotidiani americani, il Washington Post, Melissa Bell ha attaccato duramente Bernard-Henri Lévy, definendolo “uno svergognato”. La più dura con il filosofo francese è stata Taylor Marsh sul celebre blog Huffington Post, in cui lo ha definito “il Charlie Sheen della filosofia, il Donald Trump del carrierismo, la versione Wal Mart di Sartre”. E ancora: “Un uomo ridicolo”. Quanto al Fondo monetario internazionale? “Socialismo per i ricchi, capitalismo per i poveri”.
Uno dei più celebri scrittori conservatori, Jonah Goldberg, spara a zero contro il famoso philosophe: “Nessuno può prendere sul serio Bernard-Henri Lévy quanto fa lui stesso. Sono orgoglioso di vivere in un paese in cui una cameriera può tirare giù da un aereo diretto a Parigi un leader mondiale. Se una cosa del genere non può succedere in Francia, beh allora vergogna alla Francia e vergogna a Lévy che la pensa diversamente”.
Anche Anthony Daniels sul mensile conservatore National Review ha castigato l'economista: “DSK è un socialista nello stesso modo in cui Gengis Khan era un umanitarista. Sono corporativisti, altro che socialisti”. Ma anche i commentatori liberal sono stati sferzanti sulle differenze politiche. Robert Kuttner, fondatore e storico direttore del magazine progressista American Prospect, scrive che “l'autodistruzione di Dominique Strauss-Kahn in un hotel di New York è emblematica della sinistra europea”. Kuttner attacca “le élite che servono principalmente se stesse, la propria megalomania personale, il cattivo gusto materialista e il senso di invulnerabilità”.
La blogger Michelle Malkin definisce Strauss-Kahn come il “perfetto transnazionalista”, mentre sul Daily Telegraph Con Coughlin, capo della redazione esteri del celebre quotidiano britannico, spiega molto bene la storia della camminata in manette: “Se qualcuno avesse dei dubbi circa l'enorme abisso che esiste tra come le repubbliche francesi e americane conducono la loro politica, deve vedere il capo del Fondo monetario internazionale portato via in manette da un gruppo di poliziotti di New York dopo essere stato sottoposto a un test del Dna. Questo genere di cose semplicemente non accade in Francia, dove i peccatucci sessuali dei leader politici sono dati per scontati. Quando il signor Strauss-Kahn ha strappato il reggiseno di una giovane giornalista, nessuno ha pensato di rivolgersi alla polizia, perché questo è il tipo di comportamento che tutti in Francia si aspettano dai loro politici. Qualsiasi tentativo da parte di un poliziotto francese per ammanettare un politico di primo piano equivarrebbe a commettere un atto di tradimento. In America non importa che si tratti di O. J. Simpson o di uno statista internazionale del calibro di Strauss-Kahn: se la polizia ritiene che hai violato la legge, presto ti trovi a dover sfilare in pubblico in manette prima di essere gettato in galera”.
Anche il classicista Victor Davis Hanson legge politicamente la vicenda DSK: “Il caso ha esposto l'abisso antico tra le élite europee e la cultura americana popolare – accentuato dalle differenze tra New York, il mondo giuridico da un lato e la tecnocrazia del Fondo monetario internazionale e il privilegio francese dall'altro”. Hanson scrive che “un capo del Fondo dovrebbe adottare almeno una facciata di rettitudine e di sacrificio”. Finora quello che abbacina gli americani è che “un uomo di sinistra come il socialista Strauss-Kahn sia a proprio agio con i gusti elitari dell'aristocrazia – gli abiti astronomicamente costosi, la suite da tremila dollari a notte, i privilegi dell'Air France – mentre il presunto Neanderthal, gli americani di destra con il loro primitivo sistema giuridico ‘accusatorio' (leggere la stampa francese su tutto ciò) stanno trattando i diritti di una cameriera al pari di quelli di un eurocrate”. Hanson demolisce anche “lo snobismo di classe e lo sciovinismo nazionale” espresso dai media francesi, che hanno subito scagionato “il tecnocrate altezzoso e furioso per le norme di uguaglianza davanti alla legge”.
Il mensile American Thinker è altrettanto sprezzante: “I sindacalisti, i lavoratori dipendenti e le cameriere d'albergo di tutto il mondo – con l'eccezione di quelle del Sofitel – probabilmente sono convinti che un uomo così dedito all'ideale di uguaglianza e ai diritti dei lavoratori non potrebbe mai essere colpevole di un tale comportamento oppressivo”.
Anche il noto settimanale liberal New Republic ha attaccato gli intellettuali parigini: “Da Bernard-Henri Lévy a Jean Daniel, direttore di lungo corso del settimanale Nouvel Observateur, al celebre avvocato dei diritti umani Robert Badinter, che come ministro della Giustizia di François Mitterrand ha assicurato l'abolizione della pena di morte, c'è consenso nell'élite francese che la vera vittima di questo dramma è Strauss-Kahn e non la cameriera”. Sul portale liberal Slate, Annie Lowrey lancia un quesito contro “la vita lasciva di Strauss-Khan”: “Come può un dipendente pubblico socialista permettersi una vita lussuosa?”.
Il blog conservatore Pajamas Media la mette così: “Brutale. Crudele. Questi sono alcuni dei termini che i francesi hanno applicato al caso Strauss-Kahn – ma non per il presunto reato. Piuttosto, essi stanno reagendo alle foto e ai video di Strauss-Kahn per il rituale americano conosciuto come ‘perp walk', la passeggiata ammanettato e scortato”. E viene ricordato un altro caso in cui la Francia attaccò gli americani che avevano dato “in pasto ai leoni” un'altra celebrità (parole del ministro della Cultura francese, Frédéric Mitterrand), il caso del regista Roman Polanski.
Roger Simon, editor del sito Pajamas Media, sottolinea il concetto: “Ai francesi è sempre piaciuto pensare agli americani come Yahoo, perché attribuiamo importanza alla vita privata dei nostri politici. Loro, i sofisticati veri, ignorano i peccatucci umani nella misura in cui una stampa parigina compiacente ha nascosto per decenni l'esistenza della figlia illegittima del loro presidente François Mitterrand. Il punto, naturalmente, non è che ci sia un uomo malato. C'è sempre. Ma che vi sia una cultura che lo permette”.
Leggi Sesso e giustizia: sparatoria New York-Parigi di Annalena - Leggi Il recluso e la vedova nera di Mattia Ferraresi - Leggi La donna che rinchiuse DSK


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
