Perché i Responsabili dicono tante scemenze in libertà?
Mi domando perché i Responsabili, o almeno molti tra di loro, si comportino con tanta repellente ingenuità, rilasciando alla stampa e alle telecamere dichiarazioni da brivido che parlano da sole: l'apparenza è quella del mercimonio, di una attrazione morbosa per la ricompensa, di odio per la concorrenza sgomitante, sono parole che parlano di un mediocre accattonaggio, di un forte disprezzo per le competenze, di una libido di potere (anche quando si tratti di mezza porzione di lenticchie) un poco oscena.
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Mi domando perché i Responsabili, o almeno molti tra di loro, si comportino con tanta repellente ingenuità, rilasciando alla stampa e alle telecamere dichiarazioni da brivido che parlano da sole: l'apparenza è quella del mercimonio, di una attrazione morbosa per la ricompensa, di odio per la concorrenza sgomitante, sono parole che parlano di un mediocre accattonaggio, di un forte disprezzo per le competenze, di una libido di potere (anche quando si tratti di mezza porzione di lenticchie) un poco oscena. Sembrano tutti pupi nelle mani di Repubblica e del moralista di turno, che quando commenta con ironia o con sarcasmo stavolta è ineccepibile.
La voglia di incarichi non è prerogativa dei Responsabili. E ci sarebbe perfino qualche ragione politica per rappresentarsi un po' meglio all'opinione pubblica. Vivere nel partito di Di Pietro, con tutte quelle risse e querele per ragioni di soldi, non deve essere gratificante. Personale per personale, meglio il partito del premier, almeno non è un'avventuretta. Lavorare nel Pd stanca, lo dimostrano i numerosissimi abbandoni in giro per l'Italia, anche gratuiti, il Pd ha una forte crisi di identità, si può capire che qualcuno lasci e diventi sottosegretario di Berlusconi. Quanto al viavai dei finiani, vabbè, diciamocelo chiaro e tondo, i primi passi del presidente della Camera in politica, da quando si è messo in proprio, non sono da centometrista esperto. Tutto è un po' lento, la direzione non si capisce, e l'unico dato certo è che Fini casca nella voluttuosa trappola che gli tendono ogni giorno i suoi nuovi avversari, comportandosi da ascaro del partito di Travaglio e Granata, di Ingroia e della Boccassini (sebbene gli ultimi due siano in provvisorio dissenso sulla gestione delle patacche).
E allora perché questo cupio dissolvi? Perché i cosiddetti transfughi si comportano da bambini viziati? Perché non stanno un po' zitti o, se proprio desiderino parlare, non dicono cose almeno un po' normali? Che bisogno ha il televisivo Pionati di dire che gli altri sono affamati di poltrone, e lui aspetta la sua con ansia? Che bisogno ha un Calearo di denigrare il partito che lo ha eletto in Parlamento, il Pd, non potrebbe essere più misurato? Perché il tale confessa di non sapere nemmeno che cosa sia il welfare, una volta nominato per svolgere una funzione in quel ministero?
Per quanto mi riguarda, non c'è risposta. Non risposta politica. Non ha senso. Sembra una congiura dei nemici di Berlusconi, un festival del fango nel ventilatore architettato e orchestrato da chi aspetta al varco, per mazziarlo ogni giorno con le sue stesse parole, il pattuglione benedetto che ha garantito il fallimento del ribaltone contro questo governo e questa maggioranza bastonata in piazza e nelle aule giudiziarie e nel circuito dei media. Sul piano psicologico, l'unica spiegazione che mi so dare sta nell'abbassamento generale del livello della comunicazione politica, ravvisabile anche in altri ambienti e in altri casi, in altre storie.
Desiderare un incarico di governo è assolutamente fisiologico per un parlamentare. Direi che non desiderarlo, non lavorare per costruirsi questa occasione politica, è segno di una qualche patologia. Intendiamoci, uno può benissimo fare il deputato e il senatore senza aspirare, c'è spazio per un buon lavoro anche senza la macchina blu e il prestigio di sottogoverno in provincia. Ma nessuno può essere accusato di volere il governo, perché il governo è la posta in gioco del conflitto politico in democrazia. Ma che lo si voglia come un cono gelato, come un piacere proibito, come un sollazzo, come una sveltina, come una refurtiva luccicante, o almeno che si faccia le viste di avere simili voglie matte, questo è inspiegabile.
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