Combattere senza rovinarsi
Gentile Cav., i suoi nemici sono felici di vederla fuori controllo
Gentile presidente Berlusconi, lei ha il pieno diritto di difendersi nei e dai processi ingiusti che intendono colpirla e abbatterla come capo di un governo scelto dagli elettori. Ma deve trovare le parole e le sedi giuste. Lei è il presidente del Consiglio dei ministri, non Masaniello.
A partire dalle 14 ogni ora sarà pubblicato un girotondo di "idee più o meno stravaganti per evitare che la giusta battaglia del Cav. si trasformi in una barzelletta politica".
Gentile presidente Berlusconi, lei ha il pieno diritto di difendersi nei e dai processi ingiusti che intendono colpirla e abbatterla come capo di un governo scelto dagli elettori. Per riaffermare l'autonomia della politica travolta dalla sciagurata cancellazione dell'articolo 68 della Costituzione, e in sostanza per difendere la separazione dei poteri, tre personalità della politica come Antonio Maccanico, Renato Schifani e Angelino Alfano avevano promosso un lodo, di quasi identica tessitura e approvato dalle Camere, il cui senso era: i processi al privato cittadino Berlusconi si faranno, a prescrizione sospesa, quando l'uomo pubblico sarà cessato dalla sua carica di governo. Ma coloro che la considerano un nemico assoluto, in procura o in redazione o in altri ambienti paracostituzionalistici, non vogliono che il cittadino Berlusconi sia processato, altrimenti avrebbero approvato il lodo sulle alte cariche. Vogliono invece sbalzarla di sella, per interessi e passioni che si conoscono fin troppo bene, e così risolvere il problema di una alternativa democratica sancita dagli elettori, che tuttora latita malgrado sia perfettamente possibile (lei è stato oltre nove anni all'opposizione), e questo è intollerabile uso politico della giustizia, intollerabile non per lei personalmente, che se la caverebbe anche meglio da privato cittadino, ma per la salute di una Repubblica bene ordinata.
Facendo politica legittimamente, è anche comprensibile che la sua autodifesa si svolga nel teatro della politica. E che sia aspra, come si conviene a una situazione in cui contro di lei sono scagliate passioni golpiste e inaudite manifestazioni di odio e di disprezzo politico. Lei dunque non è nel torto quando intende trasformare in un referendum sulla giustizia ingiusta le occasioni di confronto elettorale, e quando ricorre per questo a una oratoria appassionata. Ma deve trovare le parole e le sedi giuste. Lei è il presidente del Consiglio dei ministri, non Masaniello. L'umorismo aiuta, e talvolta lei ne è maestro, ma la codificazione del discorso politico in barzellette no. Non aiutano gli apologhi incendiari, le omissioni quando si tratti di censurare gli errori della sua parte e dalla sua parte. Lei deve fare il suo mestiere, governare l'Italia, definire un'agenda che dia ordine e significatività agli atti del suo governo e della sua maggioranza, compresi quelli che riguardano la tutela del capo dell'esecutivo dalle attenzioni speciali di magistrati comizianti e degli intellettuali golpisti e ribaltonisti oggi alla guida dell'opposizione e del gruppo lobbistico a lei avverso (Repubblica-Espresso). L'armata dei suoi nemici conta sulla sua riduzione al ruolo di imputato riluttante a farsi processare, e agisce con spregiudicatezza per consegnarla a una funzione sediziosa, anti istituzionale, nel momento in cui è il loro profilo, la loro attività, che ha un tasso intollerabile di negazione dello spirito repubblicano. Lei deve definire un programma, e attenervisi con rigore, che rispetti le prerogative del Parlamento e dei poteri neutri, portando la critica e anche una accesa iniziativa istituzionale, ripeto, nei luoghi giusti e trovando le parole adatte. Lei deve spiazzare, sorprendere, unire ogni volta che questo è possibile. Deve guardare al retroterra moderato delle tifoserie che militano per lei. Deve smascherare il progetto autoritario e neopuritano che caratterizza una falsa cultura di sinistra, deve ritrovare il temperamento liberale e libertario che fece di lei un campione di ottimismo e di spavalderia nell'affermazione di una nuova immagine della politica e dell'Italia. I suoi denigratori oggi la vogliono così com'è o come appare, sono felici di vederla in preda agli estremismi verbali, fuori controllo dal punto di vista di una guida non solo carismatica, ma sapiente e politica, della parte di paese che si riconosce nella sua esperienza. Contano su un cedimento del suo esercito in politica, su quella che definiscono come la disgregazione di un regime senza più altra intelligenza che la autorità del suo capo, soffiano sul vento dell'eterno 25 luglio italiano, e lo dichiarano apertamente. Ogni mattina lei deve proporsi il problema di sbugiardarli, spiazzarli, dividerli, invece di confermare davanti al paese l'immagine artefatta alla quale vogliono consegnarla i suoi volenterosi carnefici.
Non è facile tutto questo. Combattere contro il proprio carattere, specie se si sia un cittadino privato che è stato costretto a divenire uomo pubblico dalle circostanze sciagurate dell'Italia dei primi anni Novanta, e messo sotto il fuoco di una campagna delegittimante che arriva a spiare la vita privata e a trasformare in reato la sua vita personale, non è cosa semplice. Ma deve riuscirci, pena la sua rovina e la rovina politica di chi è con orgoglio, con libertà e con ironia, da anni al suo fianco.
A partire dalle 14 ogni ora sarà pubblicato un girotondo di "idee più o meno stravaganti per evitare che la giusta battaglia del Cav. si trasformi in una barzelletta politica".


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