Alfano e il caso Lassini

Giuliano Ferrara

Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, non ha aspettato un nanosecondo per stigmatizzare come meritava il manifesto indecente di Roberto Lassini, che non è personalmente indecente come il suo slogan, e lo ha dimostrato per come ha reagito, scusandosi con una giustizia che lo aveva trattato con violenza da capro espiatorio, nel mezzo della bufera che il suo gesto spudorato di rabbia ha suscitato. Ma qui si tratta di simboli.

    Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, non ha aspettato un nanosecondo per stigmatizzare come meritava il manifesto indecente di Roberto Lassini, che non è personalmente indecente come il suo slogan, e lo ha dimostrato per come ha reagito, scusandosi con una giustizia che lo aveva trattato con violenza da capro espiatorio, nel mezzo della bufera che il suo gesto spudorato di rabbia ha suscitato. Ma qui si tratta di simboli, di opinioni espresse in modo ignobile in un contesto radicalizzato dal più estenuante attacco portato da un ordinamento dello stato in toga alla sovranità politica dei cittadini. Opinioni nell'ordine del simbolico sono in teoria sottoponibili al processo per vilipendio, vecchia conoscenza del diritto d'antan, ma il ministro non è orientato ad autorizzare l'azione penale.

    D'altra parte non l'ha fatto, elaborando una piccola giurisprudenza liberale che gli fa onore, in casi molto diversi su uno spettro di opinioni e attacchi simbolici di varia natura. Sabina Guzzanti, attrice e investitrice finanziaria assai nota,  aveva dileggiato e offeso il Papa, e contro di lei si è evitato di procedere in giudizio per vilipendio di capo di stato estero. Antonio Di Pietro aveva dato del vigliacco al presidente della Repubblica, e anche questo caso giudicato immeritevole di un processo per un reato d'opinione. Lo stesso accadrà per Lassini, che meriterebbe una ventina di virtuali frustate da un  inesistente tribunale talebano del Popolo della libertà, gravemente danneggiato dalla sua uscita priva di pudore, ma eviterà le maglie della vecchia giustizia di origine e ispirazione autoritaria. Alfano avrà la sua piccola parte di gogna, e di onore.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.