Il trentunenne romano e le nostre prigioni
Perché c'è bisogno di chiarezza sul caso Cucchi
Con la morte di Stefano Cucchi, deceduto all'ospedale Sandro Pertini il 22 ottobre, la lista dei casi che potrebbero rimanere irrisolti e avvolti dal mistero per decenni è destinata ad allungarsi. Come facilmente immaginabile è infatti iniziata la girandola di responsabilità tra chi ha gestito l'ultima settimana di vita del trentunenne geometra romano. In pochi giorni, Stefano Cucchi è stato vittima di una catena di sofferenze, traumi e privazioni che si sono sommati alle patologie di cui soffriva da tempo.
di Alessio Calamita
Con la morte di Stefano Cucchi, deceduto all'ospedale Sandro Pertini il 22 ottobre, la lista dei casi che potrebbero rimanere irrisolti e avvolti dal mistero per decenni è destinata ad allungarsi. Come facilmente immaginabile è infatti iniziata la girandola di responsabilità tra chi ha gestito l'ultima settimana di vita del trentunenne geometra romano. In pochi giorni, Stefano Cucchi è stato vittima di una catena di sofferenze, traumi e privazioni che si sono sommati alle patologie di cui soffriva da tempo.
Il ragazzo, basso di statura e molto magro, è stato arrestato la notte del 16 ottobre nel parco Appio Claudio: i Carabinieri lo hanno bloccato con l'accusa di spaccio di marijuana. Cucchi, piccoli precedenti alle spalle, è stato accompagnato a casa dove viveva con i genitori per la perquisizione. Il padre e la madre lo hanno visto che camminava sulle proprie gambe, era preoccupato ma stava bene e soprattutto non aveva alcun segno sul viso. La mattina successiva, al termine dell'udienza di convalida in tribunale, il ragazzo è stato condotto a Regina Coeli dopo che i carabinieri lo avevano consegnato alla polizia penitenziaria. Cucchi, secondo la ricostruzione dei carabinieri, ha trascorso la notte dell'arresto in camera di sicurezza nella stazione Tor Sapienza. “Appena arrivato ha detto di essere epilettico” - aggiungono i militari dell'Arma –. In quella stessa notte il piantone l'ha sentito lamentarsi. Tremava, aveva mal di testa. Così è stata chiamata un'ambulanza, ma Cucchi ha rifiutato le cure e non è voluto andare in ospedale. Poi si è messo a dormire e la mattina è stato condotto in tribunale “. Quando il giovane è arrivato in carcere è apparso però in precarie condizioni. È finito al pronto soccorso per dolori alla schiena, ci spiegano Luigi Manconi e Patrizio Gonnella, delle associazioni “A buon diritto” e “Antigone”, ed il giorno successivo è stato spostato nel reparto penitenziario del Pertini. Lì è morto per arresto cardiaco la notte di giovedì scorso. E solo allora ai genitori e alla sorella è stato permesso di vederlo, ma da dietro una vetrata: “Aveva il volto pesto, un occhio fuori dal bulbo, la mandibola storta”, raccontano.
Secondo quanto riferito dal direttore di Regina Coeli, il personale della Asl in servizio nel penitenziario ha riscontrato fin da subito gonfiori al volto di Cucchi e sul corpo ferite compatibili con un pestaggio. Mentre i magistrati lavorano per cercare di risolvere il giallo, nelle ultime ore il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, Ignazio Marino, ha inviato il nucleo dei carabinieri dei N.a.s. al reparto controllato dell'ospedale Pertini, per raccogliere tutta la documentazione utile all'indagine. E c'è attesa per le verifiche avviate sulla cartella clinica di Cucchi, sequestrata lo scorso sabato nello stesso ospedale romano.
Omicidio preterintenzionale: questo il reato ipotizzato dalla Procura di Roma nell'ambito della morte del trentunenne. Il pubblico ministero Vincenzo Barba, titolare degli accertamenti, procede per il momento contro ignoti. Sulla base delle lesioni riscontrate sulla salma di Cucchi, il pubblico ministero Vincenzo Barba ha ipotizzato il reato di omicidio preterintenzionale. Il pubblico ministero ha chiesto di verificare se Cucchi abbia subito lesioni, chi gliele ha procurate e se queste abbiano provocato la morte del detenuto. Effettuate anche le prime audizioni dei testimoni. In particolare sono stati sentiti alcuni carabinieri della stazione Appio-Claudio in cui Cucchi passò, in una cella di sicurezza, la prima notte, più precisamente quella tra il 15 ed il 16 ottobre scorsi, in seguito al fermo per detenzione di sostanze stupefacenti. Sono stati sentiti anche alcuni agenti di polizia penitenziaria. Alla base della configurazione dell'ipotesi di reato la tipologia delle lesioni riscontrate sulla salma. Fabio Anselmo, penalista e legale della famiglia, accusa il personale delle strutture dove il giovane è stato portato per le cure: “Dicono che Stefano rifiutava il cibo e le bevande, mi chiedo perché non sia stato intubato. Inoltre si procede a carico di ignoti. Ma coloro che l'hanno avuto in custodia non sono ignoti”.
Tra ieri ed oggi i familiari del giovane sono stati interrogati dal pm Barba che indaga per omicidio preterintenzionale. Il magistrato, che cerca di mettere a fuoco se il ragazzo sia stato o meno vittima di un pestaggio, dopo aver sentito i genitori e la sorella della vittima ha nominato altri tre medici legali per effettuare una superperizia.
Ma se da un lato le autorità annunciano inchieste, dall'altro non mancano le incertezze: durante la visita al penitenziario cui ha preso parte anche Stefano Pedica, senatore dell'Italia dei Valori, Ilaria (la sorella del trentunenne) non ha potuto accedere, come avrebbe invece voluto, alla cella numero 6 della medicheria, l'unica dove è stato Stefano nella notte passata a Regina Coeli. “Le hanno proibito di entrare - ha reso noto Pedica - forse hanno qualcosa da nascondere”. La sorella del ragazzo, inoltre, si è detta indignata per la mancata nomina dell'avvocato Stefano Maranella come legale del ragazzo, che invece voleva accanto il penalista e per il mancato colloquio con il direttore del Carcere di Regina Coeli, che non si è fatto trovare.
In campo anche la Camera penale di Roma che ha riferito che non è ammissibile una fine così orrenda e il sindacato di polizia penitenziaria che ha aggiunto: “Il reato contestato al ragazzo non dovrebbe prevedere il carcere”. Difatti in udienza si parlò di Cucchi come di un “senza fissa dimora” nonostante i carabinieri, la notte dell'arresto, eseguirono la perquisizione nell'abitazione all'interno della quale Stefano viveva con i genitori e la sorella.
Intanto in mattinata il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha riferito sulla vicenda davanti all'Aula del Senato: "Sia chiaro fin da ora che ai cittadini tutti dovrà essere al più preso fornito ogni dettaglio di verità" sulla morte di Stefano Cucchi, ha detto il ministro, "i responsabili di ciò saranno chiamati alle loro responsabilità senza sconto alcuno". Quanto alle cause della morte, il ministro Alfano ha riferito che il detenuto "ha manifestato ai sanitari la volontà di non rilasciare notizie sul suo stato di salute ai genitori".
di Alessio Calamita


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