Aborto in pillole
It's the economy, stupid
“Follow the money”, suggeriva Gola profonda a Woodward nei parcheggi sotterranei di Washington prima dello scoppio del Watergate. Il consiglio vale pure per la Ru486: seguendo dove vanno i soldi si capisce anche perché in alcuni paesi l'aborto in pillole va fortissimo. Nei giorni scorsi il ginecologo Severino Antinori diceva che in Francia gli aborti farmacologici sono in calo perché più pericolosi di quelli chirurgici.
“Follow the money”, suggeriva Gola profonda a Woodward nei parcheggi sotterranei di Washington prima dello scoppio del Watergate. Il consiglio vale pure per la Ru486: seguendo dove vanno i soldi si capisce anche perché in alcuni paesi l'aborto in pillole va fortissimo. Nei giorni scorsi il ginecologo Severino Antinori – sfegatato sostenitore del massimo liberalismo bioetico eppure fortemente contrario alla Ru486 – diceva che in Francia, dove la pillola è stata commercializzata per la prima volta nel 1988, gli aborti farmacologici sono in calo perché più pericolosi di quelli chirurgici. In realtà il dato rilevante che riguarda le interruzioni di gravidanza in Francia è che quelle ottenute con la Ru486 hanno superato il 30 per cento del totale. Anzi, secondo alcune rilevazioni (già pubblicate dall'istituto statistico nazionele Drees e dal Perspectives on Sexual and Reproductive Health, la rivista del Guttmacher Institute) sarebbero arrivate anche al 50 per cento. E lo stesso accade soltanto in altre due nazioni, la Svezia e la Gran Bretagna. Non perché qui non ci siano state morti per l'assunzione della pillola, ma perché questi sono proprio i tre paesi nei quali le pressioni per l'approvazione della pillola sono state maggiori.
La Francia è la patria del suo inventore, il professor Etienne-Emile Baulieu, ma soprattutto dell'azienda produttrice, la Exelgyn. Alla nascita della pillola il governo francese era talmente impicciato nella cosa che quando (il 26 ottobre del 1988) il laboratorio che aveva sperimentato la molecola, Roussel-Uclaf, decise di sospendere la distribuzione del farmaco, il ministero della Sanità attuò pressioni tali che tutto tornò come prima nel giro di due giorni soltanto. In Svezia invece sono state scoperte le prostaglandine, la fase II dell'aborto chimico, ovvero le sostanze antiulceriche necessarie a espellere il feto ucciso dalla prima pillola, il mefipristone. E' infatti svedese lo scienziato, Bergström, che insieme con Samuelsson e Vane vinse un Nobel per aver scoperto il valore terapeutico di alcune prostaglandine. E nelle sperimentazioni successive su queste sostanze (che per lo più sarebbero avvenute nel Terzo mondo) sono stati investiti parecchi soldi. Qui si può abortire con la Ru486 dal 1992. Appena un anno dopo il via libera in Inghilterra, dove ogni nuova scoperta è adottata in fretta dal sistema sanitario nazionale - per prima la pillola del giorno dopo - e qualsiasi aberrazione bioetica è consentita per legge: dalla clonazione (la pecora Dolly è Made in England) agli embrioni chimera. In più in Inghilterra l'aborto è un business: esistono centri specializzati in Planned parenthood, il modo più accattivante per rinominare le cliniche abortive. Qui la pillola abortiva spopola: il servizio si paga comunque, ma così i medici non devono nemmeno sporcarsi le mani. E poi la Ru486 qui si può prendere fino al 63esimo giorno di gravidanza, ben oltre il termine consentito dalle altre legislazioni. In Inghilterra molte donne sono morte per aver abortito con la pillola, ma per saperlo è stato necessario spulciare i tabloid scandalistici che parlavano di “misterioso decesso per emorragia”.
Durante la discussione sull'approvazione della Ru486 da parte della nostra agenzia del farmaco, Aifa, uno degli argomenti a favore era proprio che “le nazioni civilizzate l'avevano adottata, perché noi no?”. In realtà, a parte dove ci sono in ballo molti soldi, la Ru486 ha tutt'altro che successo. Negli Stati Uniti l'utilizzo non supera il 5-7 per cento. In Germania la pillola è stata approvata ma non si trova un'azienda disposta a distribuirla (la compagnia che l'ha fatto per prima ha rinunciato a causa della bassissima richiesta, mentre nel gennaio 2006 la Pfizer ha sospeso le vendite della prostaglandina). E anche in Spagna e in Olanda sono pochissime le donne che, potendo scegliere, hanno deciso per la pillola velenosa.
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