Festival e televoto dopato

"La Rai non ha responsabilità quindi il regolamento non si cambia"

Redazione

Chi ha vinto ha vinto, pazienza se il televoto sarà pure stato dopato: chiesti gli accertamenti a Telecom, l'operatore scelto per la ricezione del televoto, di più la Rai non poteva fare. Così si è (non) risolto il caso del televoto dopato, denunciato dal manager misterioso intervistato dal Foglio.

    Chi ha vinto ha vinto, pazienza se il televoto sarà pure stato dopato: chiesti gli accertamenti a Telecom, l'operatore scelto per la ricezione del televoto, di più la Rai non poteva fare. Così si è (non) risolto il caso del televoto dopato, denunciato dal manager misterioso intervistato dal Foglio perché contattato da un call center che proponeva di vendere le telefonate (che poi sono voti) al costo di un euro l'uno, e ottenere una posizione migliore per il proprio artista. Il caso è stato mandato in onda poi da Striscia la notizia, con seguenti richieste di interventi sia della Fimi (federazione industria musicale italiana) che dal Codacons. Oggi è anche l'Audiocoop a chiedere che le telefonate da un'unica utenza vengano ridotte a una (invece che sette, come previsto dal regolamento Rai).

    La Rai non ha ritenuto di cambiare il regolamento in corsa, e di lasciare quindi sia il lungo tempo di apertura del televoto (ventiquattro ore, che consentirebbe un'influenza così grande in caso di voto "comprato" al call center), sia le sette telefonate per utenza. "Abbiamo fatto delle verifiche con Telecom che ci ha garantito di non avere riscontrato nessuna anomalia o picchi anomali da qualche zona in Italia, durante il televoto – ha detto al Foglio Gianpiero Raveggi, capostruttura Rai – Telecom ha poi bloccato i numeri privati e i centralini. A questo punto non è responsabilità della Rai". Dopo le garanzie date da Telecom, ha aggiunto, non avrebbe avuto senso cambiare il regolamento del televoto. E lasciare che si possano fare sette telefonate dalla stessa utenza? "I sette voti per utenza è per dare la possibilità anche a tutti di votare il proprio artista. In una famiglia, per esempio, in cui ci siano gusti diversi, si potranno esprimere tutti".

    Resta che la Rai malvolentieri rinuncerebbe agli introiti delle percentuali che vengono da tante telefonate (oggi quasi tutti voterebbero via cellulare, e sicuramente in una famiglia ci sono più cellulari di quanti telefoni fissi). La Rai sostiene di non poter controllare che un privato si organizzi per comprare i voti, e se esistessero dieci fan club dello stesso artista che si accordano per votarlo, non potrebbe né saperlo né impedirlo. Un modo per dire: se il doping c'è, la responsabilità è dell'operatore, non di chi commissiona il lavoro.